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Dopo la seconda birra

Ragionamenti sulla moto e sulla sicurezza in generale, magari anche seri, ma che non avremmo il coraggio di fare da sobri.

Una riflessione su TFT e infotainment

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Nello scrivere la recensione della mia BMW K1200GT del 2007, dotata della sua brava strumentazione a lancette, mi è venuto spontaneo fare una riflessione sull’uso dell’infotainment nei veicoli moderni, e dato che l’argomento è di interesse generale e non riguarda solo chi è interessato alle K, ho preferito ricavarne un articolo a parte.

Cruscotto della K1200GT 2007

All’epoca il digitale era entrato da qualche anno nelle strumentazioni, però si trattava di LCD monocromatici, che di solito affiancavano soltanto il tradizionale contagiri a lancetta e, soprattutto, non era prevista la possibilità di connessione con lo smartphone, tipica della produzione attuale. Certo, al paragone con i display TFT attuali, le strumentazioni degli anni 2000 sembrano residuati della Grande Guerra. Però mi chiedo: con questi fantastici schermi che mostrano tutto in Technicolor, la vita a bordo è davvero migliore? Fuffa a parte, secondo me no, per diverse ragioni, e il discorso vale sia sulle moto che sulle auto.

Innanzitutto, grafica a parte, la quantità di informazioni utili alla guida a disposizione su una strumentazione moderna è la stessa identica che ho sulla mia K e su qualsiasi altra buona strumentazione dell’epoca. Ciò che cambia veramente è l’aggiunta di informazioni accessorie, cioè l’infotainment e la navigazione GPS, ma la loro introduzione è proprio la causa principale dei problemi che sorgono nell’uso dei moderni display. Infatti, la necessità di gestire una mole enorme di informazioni ha costretto i costruttori ad implementare complicati menù per la loro gestione, e per quanto si siano sforzati per semplificarne l’uso, introducendo rotelloni, joystick e simili, la navigazione rimane un fatto che richiede tanto tempo e attenzione, distraendo dalla guida, senza contare il tempo perso a studiarsi almeno a grandi linee le decine di pagine (46 sulla BMW R1200GS e oltre 60 sulla Moto Guzzi V100 Mandello!) che ogni manuale ormai dedica all’argomento.

Inoltre, l’infotainment e la navigazione GPS fanno affidamento sullo smartphone e quindi richiedono il suo accoppiamento con il sistema bluetooth alla strumentazione, oltre che al sistema vivavoce installato nel casco del pilota. Ora, di tecnologia ne mastico un po’, ma fino ad oggi non ho trovato una sola moto o auto dove la connessione tra smartphone e strumentazione di bordo non mi abbia dato problemi, non solo in fase di prima installazione, ma anche nell’uso normale. Innanitutto, occorre studiare il manuale e perdere tempo per capire come si fa. Poi bisogna ralizzare la connessione, e alzi la mano chi ci è riuscito la prima volta. Poi ci sono le mancate riconnessioni alla ripartenza, con conseguente, macchinoso disaccoppiamento e ripetizione della procedura, un problema che non dovrebbe nemmeno esistere, ma è esperienza frequente. Inoltre, la manovra delle funzioni dello smartphone attraverso la strumentazione è molto più macchinosa di quella possibile sullo smartphone stesso.

Come se tutto questo non bastasse, la visualizzazione della mappa del navigatore sul display TFT avviene spesso solo sotto forma di pittogrammi e indicazioni scritte, ma anche nei casi in cui è riprodotta una mappa, questa non è la stessa che si vede in Google Maps o in Waze e di solito manca di alcune informazioni importanti e in particolare di quelle relative agli autovelox.

Schermata del navigatore su una BMW R1250GS

Ma allora, non è meglio lasciare alla strumentazione i suoi compiti tradizionali, e usare direttamente lo smartphone per tutto il resto? È esattamente ciò che faccio sulla mia K e mi trovo benissimo, molto meglio che su una moto attuale. L’ho installato sul manubrio in posizione perfetta, utilizzando la basetta del navigatore originale BMW, sulla quale ho montato un supporto della Quad Lock, con un innesto a baionetta che si aggancia a una robustissima cover dedicata e non può sganciarsi accidentalmente in alcun modo. Inolte ho montato una presa USB stagna per la ricarica, che comunque sugli smartphone più moderni può essere fatta anche con il sistema wireless.

Supporto Quad Lock
Lo smartphone montato sul supporto

Il montaggio all’aria aperta fa sì che il telefono non vada in surriscaldamento. Una cover di gomma trasparente protegge il telefono in caso di pioggia battente, anche se a dire il vero non l’ho mai usata, perché sulle grandi tourer è quasi impossibile che si bagni. La maggior parte dei guanti tecnici attuali consente l’uso del display senza grossi problemi. Scrivere non è possibile, ma di solito la destinazione si imposta prima della partenza, e comunque Waze e Google Maps accettano i comandi vocali e hanno pulsanti grandi e azionabili anche con i guanti, e lo stesso vale per i comandi principali dei migliori lettori di musica.

Di recente, BMW ha iniziato ad offrire in aftermarket un supporto per smartphone che ne consente l’uso tramite il rotellone Multicontroller. Potrebbe essere l’inizio di un ripensamento? Lo spero proprio.

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Il Boxer e l’RT

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Negli ultimi vent’anni anni ho guidato tutte le BMW della serie R uscite sul mercato. Com’è noto, si tratta dei modelli dotati del motore boxer a due cilindri contrapposti, vero e proprio marchio di fabbrica della casa tedesca, prodotto nelle sue sempre più evolute varianti ininterrottamente dal 1923 a oggi. Sono tutte moto eccellenti, e nonostante abbiano molte caratteristiche in comune, sono piuttosto diverse tra loro per estetica, destinazione d’uso, peso e prestazioni.

Le mie preferite sono le R (“Roadster”, “scoperta”) e RS (“Reise-Sport”, “sportiva da viaggio”), le più sportiveggianti della famiglia, scattanti e piuttosto maneggevoli, ma adatte anche al turismo, grazie al buon confort e alle valigie ben integrate.

Ottime sono anche le GS standard e Adventure (“Gelände-Strasse”, “entro-fuoristrada”), polivalenti, comodissime e dotate di valigie enormi, ma anche efficacissime nel misto.

E poi c’è l’RT.

A livello estetico, l’RT è tondeggiante come una matrona, più di qualsiasi altra moto carenata, e ti protegge ai fianchi con cilindri, retrovisori e borse, tutti che sfiorano il metro di larghezza.

La mia prima BMW fu proprio un’RT, per la precisione una R1150 RT, comprata nuova nel 2001. Si chiamava “Ursula”, nome azzeccatissimo, scelto dalla mia ex moglie in quanto “giunonica e teutonica”.

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RT sta per “Reise-Tourer”, “turistica da viaggio”, qualora non si capisse qual è lo scopo di questa moto. L’acronimo nacque alla fine degli anni ’70 con la R100RT, ma per quanto mi riguarda, la prima vera RT è stata la R1100RT del 1996, gigantesca e dotata di motore a quattro valvole, sospensioni Telelever all’avantreno e Paralever al retrotreno, carenatura totale e specchietti che fungono da paramani, una di quelle cose che affascinano gli ingegneri tedeschi, sempre attratti dalle idee platoniche, che però poi soffrono l’impatto con la realtà – in ogni serie RT gli specchi riflettono per buona parte le nocche del pilota.

Tutte queste caratteristiche sono rimaste in ciascuna delle serie successive: 1150, 1200 raffreddato ad aria nelle sue varianti monoalbero e bialbero, 1200 raffreddato ad acqua, fino all’attuale 1250. Un’evoluzione di una coerenza ammirevole, in cui ogni modello migliora il precedente sotto tutti gli aspetti senza mai tradire la filosofia del progetto. Per questo mi riferisco all’RT come se fosse un’unica moto evolutasi nel tempo.

Le sue sontuose grazie ti avvolgono in una bolla di aria pressoché ferma anche alle velocità più elevate, a patto di trovare la giusta posizione del suo grande parabrezza, regolabile elettricamente e millimetricamente con un pulsantino a portata di pollice. Pochi centimetri più in basso e l’aria ti arriva in faccia come su una volgare nuda, pochi più in alto e la turbolenza ti spinge il busto in avanti e prende a schiaffi il passeggero.

Viste le premesse estetiche, non stupisce che l’RT sia comoda, anzi comodissima nei lunghi viaggi, anche perché oltre alla maxicarena è dotata di selle ampie e soffici, di accessori sempre più numerosi che coccolano pilota e passeggero fino all’inverosimile – radio, manopole e selle riscaldabili separatamente per pilota e passeggero, cambiata elettroassistita, da quest’anno anche il cruise control attivo dotato di radar –  e di sospensioni morbide e sempre più perfezionate, che con il tempo sono diventate regolabili elettricamente e infine semiadattive, raggiungendo un livello di perfezione pressoché assoluta.

E tutto questo si sposa con capacità dinamiche di tutto rispetto. Sì, perché con l’RT, in qualsiasi sua incarnazione, si può correre come sui binari in autostrada, svicolare sorprendentemente in città e nel misto stretto, piegare alla grande grazie a una luce a terra da sportiva di razza, frenare in un amen anche scendendo da un passo alpino e fare sorpassi mozzafiato grazie a motori sempre ricchi di coppia, che con gli anni si sono evoluti dai 90 CV e 95 Nm della 1100 ai 136 CV e ben 143 Nm della 1250, un valore degno di un rimorchiatore, battuto solo da mostri come BMW K1600, Honda Goldwing, Triumph Rocket 3 e Suzuki Hayabusa.

Insomma, la moto stradale totale? Sì, lo è davvero, fa molto bene praticamente tutto.

Però io non la sopporto. Non a caso, dopo due anni e mezzo e 60.000 km, sono passato alla prima di una lunga serie di K a quattro cilindri – sette in tutto, tra “sogliole” e “frontemarcia”.

La ragione per cui non la sopporto è banale, ma decisiva: perché vibra.

Sperando che fosse una questione risolvibile con il progresso tecnologico, ogni volta che usciva una nuova versione, correvo a provarla con entusiasmo, ogni volta ne apprezzavo l’estetica, gli accessori e la magnifica costruzione, e ogni volta invariabilmente il mio entusiasmo si trasformava in disappunto per l’unico, vero, grandissimo difetto che questa moto ha ai miei occhi: vibra.

Intendiamoci: il Boxer è un gran motore, che nelle sue più recenti versioni è diventato una bestia dalla coppia possente e dalla potenza più che adeguata. Ma per quanto migliorato, rimane comunque un bicilindrico e come tale vibra; non come una volta, certo, ma vibra sempre e comunque. All’avviamento scuote tutta la moto, al minimo fa oscillare il parabrezza, in movimento è comunque sempre presente su manopole e pedane e, se si spalanca il gas sotto i 3000-3500 giri, il tiro è possente e regolare, ma la moto è interamente scossa da un tremito brutale, che offusca completamente la vista dagli specchietti. E questo vale per tutte le serie. La 1100 era un dramma, con le sue sole 5 marce in autostrada sembrava un martello pneumatico. Poi è arrivata la sesta e si sono aggiunti contralberi di equilibratura sempre migliori, ma è anche aumentata la cilindrata e la sostanza non è cambiata.

Come se non bastasse, il Boxer ha anche un suono poco sexy, e hanno voglia a cercare di renderlo più sportiveggiante con scarichi Akrapoviç sempre più aperti e particolarmente fastidiosi su questa moto, visto che l’abolizione pressoché totale dei fruscii aerodinamici dovuta alla super carenatura mette in particolare evidenza la rumorosità meccanica. Ammettiamolo: se passa una Ducati o una Guzzi, tutti quelli che hanno un minimo di sangue motociclistico nelle vene si voltano affascinati, ma se passa una BMW col boxer, gli unici che girano la testa sono i BMWisti e gli aspiranti tali.

La cosa più bizzarra di questa faccenda è che trovo perfettamente accettabile il Boxer sulle GS e anche sulle stradali R e RS, è solo sulla RT che proprio non lo sopporto. Ogni volta mi sento come se mi accomodassi in una Serie 5: coccolato da un interno sontuoso e raffinato, chiudo lo sportello e mi trovo d’incanto in una bolla di silenzio ovattato profumata di cuoio, accendo il quadro, la strumentazione elegantissima prende vita, il climatizzatore si avvia silenzioso e discreto, aziono il pulsante di avviamento e… tutto si mette a vibrare, e la magia sparisce di colpo.

Ecco, non sopporto l’RT, perché con tutta la sua opulenza e raffinatezza, i suoi gadget di sapore automobilistico e la sua accoglienza regale, mi aspetto istintivamente che all’avviamento prenda vita un motore levigato, fluido, sexy, e non una versione gigante del motore della Due Cavalli, potente, sì, ma insopportabilmente ruspante rispetto alla classe della moto.

Ho lavorato per venti anni su questa cosa, cercando di convincermi che sbaglio. La mia parte razionale sa che è una gran moto, ma il mio istinto si sente preso per il culo e me la fa odiare.

Non dico che la vorrei con il sei cilindri; per quello c’è già la magnifica K1600, che però comporta almeno mezzo quintale in più da brandeggiare in mezzo al traffico. Ma l’RT meriterebbe alla grande un quattro cilindri, come tutte le sue concorrenti.

In un certo senso, il caso della RT somiglia a quello della KTM 690. Il suo motore monocilindrico, cavallo di battaglia della Casa, aveva raggiunto negli anni un livello sideralmente superiore a quello di qualsiasi concorrente, andava fortissimo e vibrava pochissimo per essere un mono. Ma sempre un mono rimaneva, e per quanto lo si potesse perfezionare, andava meno e vibrava più di qualsiasi suo concorrente bicilindrico.

La casa di Mattighoffen alla fine ha capito e ha sviluppato il bicilindrico delle 790 e 890, creando due moto straordinarie e praticamente imbattibili nella categoria.

Pensate che cosa potrebbe essere una RT con motore a quattro cilindri boxer. BMW, che cosa aspetti?

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Il Codice della strada de noantri

Dopo un lunghissimo e attento studio del traffico romano, ecco qua il vero codice della strada di Roma, seguito scrupolosamente dalla stragrande maggioranza dei romani.

Sembra uno scherzo, ma è tutto vero!

Se  guidando per la Capitale vi trovate in difficoltà, studiate e applicate con scrupolo questi articoli e improvvisamente ogni problema di convivenza con gli altri sparirà come per incanto, garantito!

Il Codice è scritto alla prima persona singolare, perché pur essendo condiviso dalla stragrande maggioranza dei romani, lo è per intima e personale adesione: ciascuno lo ha adottato per conto proprio, senza alcun intervento collettivo. Il testo quindi rispecchia il modo di pensare del romano DOC, e se c’è qualche elemento un po’ retrogrado nel suo pensiero, non è colpa nostra! 🙂

Un altro servizio per la vostra sicurezza, by Safe Riders.

1.                 Comportamento alla guida

Il volante lo tengo con una mano, preferibilmente appoggiata sulla parte superiore. L’altra mano sta sul cambio o, se sono un uomo, sullo schienale del sedile del passeggero o penzola fuori dal finestrino o è appoggiata sul montante del tetto o sulla coscia della mia donna, a meno che non devo usare il telefonino o fare altre cose.

Il cambio è divertente, quindi il cambio automatico è una cosa per impediti. La retromarcia è utilissima per fare le strade contromano senza essere multati, specialmente per aggirare i varchi del centro storico.

Le frecce servono quando devo fare qualsiasi manovra abbia in mente per avere automaticamente la ragione in ogni caso, mentre le quattro frecce segnalano a quelli dietro che non mi devono suonare e al vigile che la mia macchina è in doppia fila solo per qualche minuto.

Lo specchio destro non serve a niente e infatti spesso lo tengo chiuso, così non ci sbattono, quello sinistro e quello interno servono comunque a poco, ma se sono una donna, quello interno è utilissimo ai semafori (vedi art. 6 comma 2 lett. d).

Il clacson è fondamentale per far capire le mie intenzioni, per protestare contro gli impediti e per richiamare l’attenzione delle gnocche.

Quando non si vede più il cruscotto, accendo qualche luce.

Se il tergilunotto è acceso anche quando c’è il sole, sono una donna.

L’aria condizionata fa male, perciò tengo il clima spento e i finestrini aperti, magari con i deflettori antiturbo, così posso anche mandare più facilmente a quel paese gli impediti che mi vengono addosso.

Il vivavoce non lo voglio perché poi così in macchina si fanno tutti gli affari miei. L’auricolare invece è scomodo: metti, togli, rimetti, e poi il filo si impiccia dappertutto. Comunque, telefono, scrivo e leggo i messaggini senza problemi quando guido, perché tanto so fare due cose insieme, comunque vado piano ed eventualmente mi fermo un attimo.

Lo stereo può stare anche ad alto volume, tanto comunque a Roma c’è un sacco di rumore e non si dà fastidio a nessuno. Se sono un tassinaro, deve essere sintonizzato su Radio Radio.

Butto i pacchetti di sigarette vuoti e le cartacce dal finestrino, possibilmente quando non mi vedono, mentre le cicche non le butto mai nel posacenere, che se no si sporca e puzza, ma le sparo fuori con una schicchera, e se poi prendo uno in scooter, peggio per lui che non gira in macchina.

2.                 Equipaggiamento di sicurezza

Le cinture di sicurezza sono una rottura, perché opprimono e sgualciscono tutti i vestiti, e poi in città sono inutili, tanto vado piano e comunque se freno, con un braccio impedisco alla mia donna di scivolare in avanti.

Se la mia auto ha quel maledetto cicalino che suona se non mi allaccio, tengo la cintura agganciata fissa e mi ci siedo sopra, così lo frego.

Le cinture di sicurezza dietro non sono obbligatorie, e allora mi chiedo che ce le mettono a fare, visto che impicciano quando devo ribaltare il sedile per fare spazio ai bagagli.

I seggiolini sono inutili, un bambino piccolo sta molto meglio in braccio alla mamma, che in caso di frenata lo tiene ben fermo senza opprimerlo, mentre se è più grandicello, può stare in piedi con le mani appoggiate sul cruscotto, così se freno si regge bene, e in ogni caso vado piano.

Gli airbag non so bene come sono fatti, ma sospetto che siano pericolosi e infatti un mio amico li ha fatti disattivare.

In scooter – rigorosamente senza ABS, perché io so come si frena – giro col casco jet slacciato, possibilmente una vecchia padella omologata DGM, e d’estate sto in canotta, calzoncini e infradito.

3.                 Rispetto della segnaletica

La segnaletica serve e non serve, dipende quale.

Importanti sono:

  1. i varchi del centro storico, perché ci sono le telecamere e quindi ti multano sempre;
  2. gli stop, perché indicano la presenza di incroci;
  3. i semafori, perché oltre a indicare un incrocio, spesso ci sono i vigili;
  4. le corsie preferenziali lungo le strade con i semafori e quindi sotto l’occhio dei vigili;
  5. i sensi vietati, perché può capitare il secchione di turno che viene nel senso opposto e non ti fa passare;
  6. i limiti di velocità, perché potrebbe esserci l’autovelox;
  7. le strisce blu dei parcheggi, perché costano, e poi spuntano sempre quei bastardi degli ausiliari;
  8. i parcheggi degli handicappati, dove però si può parcheggiare sulla parte zebrata gialla – e comunque sono tutti falsi invalidi.

Questi segnali li rispetto sempre, tranne quando non li noto, quando ho fretta oppure quando l’infrazione è minima rispetto al vantaggio che ottengo commettendola – per esempio, un pezzetto contromano per entrare in centro aggirando i varchi o per arrivare sotto casa evitando tutti quei sensi unici – e comunque vado piano.

Il resto della segnaletica serve a poco e niente, se non per dare una scusa a qualche vigilie a cui gli girano per multarmi.

E comunque la segnaletica è spesso difficile da vedere, perché è coperta dagli alberi o da altri segnali o è girata dalla parte sbagliata o è scolorita.

Se sono tassinaro o NCC o sto con il furgone o lo scooter delle consegne, sono comunque dispensato dal rispetto delle regole, perché sto lavorando.

Se sto in scooter, sono dispensato per ovvie ragioni.

Se ho la Smart, sono dispensato perché ho la Smart.

4.                 Posizione sulla carreggiata

In città non è obbligatorio tenere la destra, perciò sto dove mi pare e accosto liberamente a destra e a sinistra per prepararmi alle svolte o per sorpassare o per infilarmi tra le altre macchine senza bisogno di specchi e frecce – perché tanto io sto sulla mia traiettoria, se qualcuno mi viene addosso, mica è colpa mia – e senza tenere in alcun conto le strisce dipinte per terra, che magari saranno pure utili agli svizzeri e ai tedeschi per non andare a sbattere l’uno contro l’altro, ma a noi italiani non servono, perché sappiamo guidare davvero, e infatti quando non ci sono si guida benissimo lo stesso.

Sulle strade consolari sto sulla destra, ma non troppo, perché sul margine non passa nessuno e quindi è sporco e si buca facilmente.

Sul Raccordo sto sempre sulla corsia centrale o di sinistra, perché quella a destra è riservata ai camion; se poi sono in scooter, mi tengo sulla corsia di emergenza, che è più sicuro e tanto se serve mi tolgo subito.

Nelle curve a sinistra taglio un bel po’, così la traiettoria diventa più morbida e non rischio di finire sul brecciolino lungo il margine esterno, tanto quelli in senso inverso tagliano pure loro e quindi non mi prendono.

Se la strada si stringe, mi metto nella fila più veloce e vado più avanti possibile, e se quelli accanto non mi fanno passare, gli faccio vedere io chi comanda.

5.                 Comportamento in coda

Quando c’è coda, non sto mai allineato a chi mi sta davanti, ma mi tengo un po’ di lato perché così vedo più lontano, e mi sposto di volta in volta a destra e a sinistra per seguire chi avanza più velocemente, senza bisogno di specchi e frecce – perché tanto io sto sulla mia traiettoria, se qualcuno mi viene addosso, mica è colpa mia.

Quando uno scooter cerca di infilarsi tra me e uno che mi sta vicino:

  1. se a casa ho lo scooter pure io, lo agevolo;
  2. se non ho lo scooter, me ne frego, se ci passa, bene, altrimenti non è colpa mia;
  3. se mi girano e comunque se sono una donna, faccio finta di non vederlo e, quando posso, mi sposto avanti di quel tanto che basta per bloccargli il passaggio.

Se sto in scooter, se è possibile, sorpasso la coda sulla sinistra andando contromano, oppure, quando c’è, sulla corsia d’emergenza, altrimenti mi infilo in mezzo alle macchine ferme e chiedo strada a tutti quelli che non sono allineati coi fari e il clacson, e se qualcuno non mi fa passare o peggio mi ostacola, ce lo mando.

6.                 Velocità

I limiti di velocità li so:

–       50 in città;

–       70 sulla Colombo e sulla Tangenziale Est;

–       90 sulle consolari a una carreggiata;

–       110 sulle consolari a due carreggiate

–       100 (o 110? Non l’ho mai capito, comunque sposta poco) sul Raccordo.

Detto questo, se guido per lavoro vado veloce, perché appunto sto lavorando (vedi art. 1 ultimo comma). Se invece guido per svago o sto con la famiglia o ho il cappello, vado con tutta calma, tanto mica è vietato andare piano, e se mi suonano, sono problemi loro.

Se sto in scooter, corro sempre e comunque, e se qualcosa mi costringe a fermarmi, mi agito finché non riesco ad aprirmi un varco, perché se volevo stare fermo in coda, prendevo la macchina.

7.                 Comportamento agli incroci e alle rotatorie

Agli incroci, mi infilo dove c’è spazio libero, anche se la freccia per terra non indica la direzione dove voglio andare, perché se mi metto in coda, finisce il verde e affitto domani.

Ai semafori:

  1. se è verde, passo;
  2. se è giallo, accelero e passo;
  3. se è appena scattato il rosso, accelero di più e passo;
  4. se quello davanti a me passa col giallo o col rosso, io ho comunque diritto a passare;
  5. se dall’altra parte dell’incrocio c’è traffico e rimango bloccato in mezzo, mica è colpa mia, quindi è inutile che mi suonano;
  6. se proprio incappo in un rosso dove non si passa, mi fermo sulle strisce pedonali oppure, se è estate, sotto l’ombra di un albero anche molto prima del semaforo, comunque mai in corrispondenza della striscia di arresto, perché non me la filo proprio, e mi dedico al telefonino e/o, se sono uomo, alla pulizia del naso e/o gioco con acceleratore e frizione avanzando lentamente per tutto il tempo finché non arrivo in mezzo all’incrocio, oppure se sono donna ne approfitto per controllare e sistemare il trucco;
  7. se si avvicina un vucumprà, chiudo il finestrino e gli faccio segno di no e se insiste, vado avanti. Se invece è un lavavetri, chiudo il finestrino e gli faccio segno di no e se insiste, se sono una donna accendo il tergicristallo per impedirglielo, mentre se sono un uomo lo lascio finire il lavoro e poi non gli dò un soldo;
  8. se scatta il verde solo per quelli che girano e questi mi suonano perché sono capitato dalla parte loro, mi butto in mezzo all’incrocio e li faccio passare;
  9. quando scatta il giallo per gli altri, comincio ad avanzare, così al verde sto davanti a tutti, e se anche qualcun altro avanza, vado più avanti, e se qualcun altro avanza di più, vado ancora più avanti; se davanti a me c’è qualcuno fermo, preparo la mano sul clacson e suono nell’istante esatto in cui scatta il verde, perché o gioca col telefonino, oppure a forza di avanzare è arrivato in mezzo all’incrocio e non vede il semaforo, e se non si sveglia, gli giro intorno.

In assenza di semafori, se sono su una via grossa ho sempre la precedenza, altrimenti mi regolo come segue:

  1. se devo girare a destra vado sempre tranquillo, basta che entro piano piano, così gli altri fanno in tempo a rallentare, però se arriva un camion o un autobus, lo faccio passare;
  2. se non devo girare a destra, vedo com’è la situazione e appena posso avanzo piano piano, dando comunque strada a eventuali camion o autobus, finché qualcuno non si ferma e mi fa passare; se poi devo girare a sinistra, faccio passare prima quelli che eventualmente vengono da sinistra e girano alla loro sinistra – perché si fa così, lo facevano pure mio padre e mio nonno – e mi arrabbio con quelli che vengono da destra, svoltano alla loro sinistra e non mi fanno passare prima di loro, e magari sostengono pure di avere ragione!

Prima passa A e poi B, sempre.

In ogni caso, quando svolto, se quelli davanti a me sono lenti, li passo all’interno o all’esterno, secondo dove c’è spazio.

Nelle rotatorie si entra al volo – se no ci lasciavano l’incrocio, no? – a meno che non ci sia un camion o un autobus, allorché faccio passare prima lui.

Se un camion si allarga da una parte, se dopo averlo affiancato mi viene addosso per svoltare dalla parte opposta, non è colpa mia.

Se ho lisciato una svolta, faccio inversione a U o retromarcia finché non torno all’incrocio e posso svoltare, perché se vado dritto, chissà dov’è il prossimo incrocio dove potrò riprendere la direzione che voglio.

8.                 Sorpasso

Se devo sorpassare qualcuno, mi metto a cavallo della mezzeria appiccicato a quello davanti, per fargli capire che mi deve far passare, e poi:

  1. se dall’altra parte viene uno scooter o una bicicletta passo tranquillo, tanto sono piccoli e ci passano comunque;
  2. se viene una macchina passo, perché comunque un po’ si allarga;
  3. se viene un camion o un autobus, è meglio che passi lui per primo.

Se quello che devo sorpassare sta a sinistra, lo sorpasso a destra, tanto in città si può fare, e pure fuori città non è pericoloso.

Se sto in scooter, sorpasso.

9.                 Manovre di emergenza

Se qualcuno o qualcosa davanti a me si ferma improvvisamente o spunta dal nulla, sterzo per schivarlo e solo dopo, se proprio è necessario, freno; e se poi da dietro a quello spunta fuori un pedone, mica è colpa mia se lo prendo, è colpa di quello che si è fermato e lo ha fatto passare.

Se invece c’è un autovelox, inchiodo.

10.              Comportamento verso i pedoni

Se qualche pedone incosciente prova ad attraversare, manovro di gas e sterzo per impedirglielo, e se nonostante il mio chiaro avvertimento lui fa l’eroe e si butta in mezzo alla strada, lo schivo, e se poi modifica il passo apposta per costringermi a fermarmi, ce lo mando pure.

11.              Fermata e sosta

Parcheggio il più possibile vicino a dove devo andare, e se poi rimango nelle vicinanze, mi metto di preferenza in seconda o terza fila, così se ci sono le strisce blu gli ausiliari non mi possono multare; l’importante è lasciare spazio per il passaggio di una macchina uguale alla mia, e se poi un autobus o un camion rimane bloccato, che ne sapevo che lì ce ne passava uno?

Se ho parcheggiato in seconda o terza fila, esco quando sento un clacson ostentando tranquillità, e se quello si arrabbia, sono problemi suoi, non ha senso fare tutta quella scena per qualche secondo di attesa, e se dice che ha suonato per un quarto d’ora, esagera, saranno al massimo cinque minuti. Se il mio lavoro mi costringe a parcheggiare spesso in doppia fila, posso lasciare un cartello sul parabrezza con indicato il mio cellulare.

Se sono una donna, la mia preferenza per la seconda e la terza fila aumenta vertiginosamente, e se proprio sono costretta a parcheggiare vicino al marciapiede, entro di muso e poi faccio almeno venti manovre per cercare di mettere la macchina parallela alla strada, senza riuscirci mai del tutto.

Se devo fermarmi un attimo per far salire o scendere qualcuno (magari i bambini alla scuola media) o per scaricare o caricare qualcosa al volo o per scrivere qualche messaggino complicato, metto le quattro frecce e mi fermo anche se blocco tutto, quelli dietro per un minuto non moriranno e se suonano, sono problemi loro.

Se la macchina si ferma non metto il triangolo, se no se lo rubano, ma sulla Tangenziale Est, sulle consolari o sul Raccordo indosso sempre il gilet riflettente.

Se sono in scooter, parcheggio sul marciapiedi, perché i parcheggi riservati sono pochissimi e sempre occupati dalle macchine o dalle microcar.

12.              Rifornimento, manutenzione e revisione

Una volta alla settimana vado dal benzinaio e metto dieci Euro – vent’anni fa mettevo diecimila lire, ma era una volta al mese, tutta colpa dell’Euro! – ma se c’è sciopero dei benzinai per due giorni, faccio anche mezz’ora di fila per fare il pieno a tutti i veicoli di casa, non si sa mai.

Se sono donna, vado di preferenza al distributore con l’omino, che mi dà sempre le indicazioni su dove fermarmi, ma quando sono costretta a usare il self-service, mi fermo sempre in modo tale che il bocchettone del serbatoio si venga a trovare diametralmente all’opposto rispetto alla pistola erogatrice, e comunque provo sempre a ficcarci la pistola dentro senza muovere l’auto, anche a costo di far passare il tubo sul cofano.

Se sono moglie, faccio in modo di lasciare l’auto a mio marito un istante prima che entri in riserva.

Non faccio i tagliandi, passo dal meccanico giusto se si accende qualche spia per sapere se è importante, perché tanto quando è destino la macchina si rompe lo stesso, e a quel punto o mi tengo il pezzo rotto, o se proprio la macchina non cammina più, la faccio aggiustare e alla fine spendo molto meno.

Se sono donna, fingo per mesi di non far caso alle spie e mi rivolgo al meccanico solo quando la macchina è morta del tutto.

Sulle macchine ci sono così tanti fari e luci, che anche se se ne fulmina qualcuna, le altre sono più che sufficienti, per cui non serve controllarle.

Se una ruota fa rumori strani oppure il cerchio sbatte a terra nelle buche, devo gonfiarla, e se continua a sgonfiarsi, tocca portarla dal gommista.

I tergicristalli si cambiano quando la gommina si sbriciola o si stacca dal braccio. L’acqua nel lavavetri indica che la macchina è nuova.

Se compro una moto o un T-Max, smonto subito il catalizzatore e lo scarico di serie e metto uno scarico aftermarket senza dB-killer e una bella centralina rimappata, così il motore respira meglio e la guida si fa più gustosa.

La revisione non serve a niente, se non per spillare un altro po’ di soldi alla gente. Per fortuna che ho un meccanico amico, che gli do il libretto e con cento Euro mi rimedia il bollino della revisione fatta, così mi risparmio la seccatura di lasciare la macchina e il rischio di dover spendere soldi su freni e gomme perché non passano la verifica. E se ho una moto, mi risparmio pure la fatica di rimettere lo scarico di serie – e comunque anche senza catalizzatore la revisione la passa lo stesso, mi è già capitato.

13.              Comportamento verso le Forze dell’Ordine

Se vedo una pattuglia di quelle che fermano, rallento oppure mi appiccico a quello che mi sta davanti e faccio il vago, e se la strada è a più corsie, mi butto su quella di sinistra, se no mi fermano, e se sto in moto o in T-Max, le passo davanti con un filo di gas, se no sentono che non ho il dB-killer – che poi tanto non mi direbbero niente lo stesso, ma hai visto mai – e riapro il gas a distanza di sicurezza.

Quando sento una sirena, accosto da qualche parte per farla passare e poi cerco di sfruttare la sua scia almeno per fregare il posto in coda a qualcuno davanti a me. Se questo avviene quando sono fermo al semaforo, cerco di accostare, e se non c’è spazio, passo col rosso per evitare di bloccare il mezzo in emergenza, e se c’è qualcuno fermo davanti a me, gli suono per farlo passare col rosso e mi accodo a lui.

Se un’auto dei vigili o dei carabinieri o della polizia davanti a me va piano piano, mi accodo e non la sorpasso.

Se da dietro arriva un’auto della polizia o dei carabinieri, la faccio passare anche a sirena spenta.

14.              Infrazioni

Poliziotti e Carabinieri fanno multe ingiuste e per regole sconosciute o che comunque nessuno rispetta mai.

I vigili fino a poco tempo fa multavano solo per divieto di sosta, svolta vietata, semaforo rosso e corsia preferenziale, e solo quando gli rodeva e per fare cassa. Oggi oltre a questo fanno pure le multe con gli autovelox, perché in questo caso è al sindaco che gli rode.

Gli ausiliari sono bastardi a prescindere, perché si nascondono per poi fare le multe a tradimento; e infatti si vergognano di essere ausiliari.

15.              Comportamento in caso di incidente

Nella mia traiettoria ho sempre ragione e se qualche rincoglionito mi viene addosso o non mi fa passare e mi costringe a sbattergli contro, non è colpa mia, è lui che non mi aveva visto e faceva una manovra sbagliata o stava dove non doveva. Comunque scendo e comincio subito a mettere bene in chiaro ad alta voce che ho ragione io.

Se quell’altro è onesto e mi dà ragione, gli faccio firmare subito il CID, ma se si mette a fare il furbo perché vuole avere ragione lui, non firmo niente e gli faccio scrivere dal mio amico avvocato bravo che sa come mettere le cose nella denuncia per dimostrare che ho ragione io e mi fa mettere un po’ di testimoni.

Se sono donna, comunque non firmo né faccio firmare niente, poi pensa mio marito a tutto.

Il preventivo me lo faccio fare gonfiato dal carrozziere amico mio, perché le assicurazioni sono ladre e pagano meno di quanto dovrebbero.

Nel conto dei danni metto pure tutti i bozzi che c’erano prima dell’incidente, almeno quelli sullo stesso lato.

La macchina non la faccio aggiustare da uno di quei carrozzieri convenzionati con le assicurazioni, perché non mi fido e perché il carrozziere amico mio rimedia i pezzi allo sfascio e me la ripara a nero, così mi rimangono pure un po’ di soldi in tasca.

Dimmi con chi (ri)vai…

Di Claudio Cartia

(la prima parte di questo articolo la trovate qui).

Il Motociclista 2.0

Individuarlo è facilissimo, addirittura da prima che cominci il viaggio. Se state pianificando un itinerario fuori dall’Italia una delle prime cose che vi chiederà è che forma hanno le prese di corrente, che tensione erogano e a quanti hertz di frequenza. A voi, che l’unica cosa che sapete in proposito è che non bisogna ficcarci le dita dentro!

Motore... aaaaazione!Poi vorrà sapere se sul vostro Garmin avete installato il firmware versione 3.16 beta, se vi trovate bene con la nuova gestione dei POI, se avete aperto un account su TripIt e se c’è già una folder Dropbox condiviso con i roadbook delle tappe.

Voi ascoltate in silenzio al telefono, guardando la vostra carta del Touring del 2003 con le macchie di olio, e capite che sarà un lungo viaggio.

E lungo lo sarà per davvero, soprattutto se lasciate che sia lui a guidare il gruppo: alla fine si scoprirà che le mappe del suo GPS ancora riportano l’Unione Sovietica e sono le stesse usate da Lech Walesa per organizzare Solidarnosc, ma lui segue le indicazioni del navigatore con fede cieca, incurante di cartelli stradali, indicazioni degli autoctoni e ponti interrotti.

Preparatevi quindi a simpatiche deviazioni di 2/300 km attraverso la Foresta Nera, ad attraversare dieci volte il fiume Ural e a girare Praga in cerchi concentrici fino alle due di notte per trovare quella deliziosa locanda che si era segnato sul TomTom prima di partire.

Indice di pericolosità: 4

Molto bassa in fin dei conti. Potreste addirittura ritrovarvi con un bel filmino alla fine del viaggio… ma non fatevi illusioni: di solito gira due terabyte di filmati che nessuno monterà mai. L’importante è che non vi inviti a casa per guardarli tutti!

Come riconoscerlo

Riconoscere il Motociclista 2.0 non è certo un problema. Tra i mille segni di riconoscimento potete includere anche la prolunga elettrica che gli esce dal didietro per andare alla batteria della moto.

Cosa fare

L’unica precauzione da adottare è stare fuori dalle sue inquadrature, soprattutto se in ufficio avete detto che quei cinque giorni di ferie vi servivano per accudire la vostra anziana madre in punto di morte… il vostro capo non sarà contento di vedervi taggato in tutti i social network esistenti, sorridente in cima al Grossglockner con un Pretzel in mano!

L’Apprensivo

L’Apprensivo è uno a cui, semplicemente, dovrebbe essere vietato di viaggiare.

Intendiamoci, non è che sia colpa sua. E’ la società, l’ambiente in cui è cresciuto, le cattive frequentazioni, eccetera eccetera. Siamo in democrazia e le merci circolano liberamente, figuriamoci le persone. Però, davvero, molte persone ne guadagnerebbero in salute se l’Apprensivo si dedicasse ad altri passatempi, lui per primo.

Spesso e volentieri si tratta di un ignaro motociclista che non si è mai spinto oltre il perimetro della propria città o che non ha mai dormito una notte lontano da casa in moto. Per qualche giro di amicizie e di allineamenti planetari è entrato a far parte del vostro gruppo, in un viaggio all’estero… e già la parola “estero” lo mette un po’ in ansia, evocando in lui immagini di reportage televisivi su drammatiche carestie, catastrofi ambientali o violente sollevazioni popolari con lacrimogeni e carri armati.

Sì, anche se state andando in Croazia.

Egli comincia quindi a preoccuparsi ben prima della partenza, manifestando la propria inquietudine con telefonate via via sempre più allarmate su temi di crescente inconsistenza logica, secondo una scaletta-tipo che vi riporto:

-10 giorni alla partenza

“Ciao, volevo sapere se sono previste percorsi molto impegnativi perché io non ho alcuna esperienza di viaggi e non so se me la sento di fare tanti km in un giorno. A proposito, la mia moto usa la benzina verde, pensi che fuori dall’Italia la troveremo?”

-7 giorni

“Senti ma non è che guideremo con il buio, vero? Io ho solo la visiera scura e in ogni caso ho sentito che le strade in quei posti sono molto dissestate e pericolose. A proposito, mia mamma si raccomanda di andare piano. Non corriamo, vero?”

-5 giorni

“Ho visto al TG4 che un ciclone potrebbe abbattersi sulla Francia… lo so che dobbiamo andare in Croazia però magari per sicurezza mi porto la giacca estiva, quella invernale e anche altre due da sci che ho trovato nell’armadio. A proposito, in Croazia il telefono prende?”

 -2 giorni

“Mia mamma dice che la NATO sta per bombardare l’Iran! Non è che corriamo dei rischi eccessivi andando in Montenegro?!? A proposito, tu che gruppo sanguigno hai? Magari le sacche di plasma che mi porto per sicurezza potrebbero essere compatibili!! Ora esco che vado a noleggiare un telefono satellitare.”

-1 giorno

Nessun contatto telefonico. L’Apprensivo sta infatti girando tutti i parenti più o meno prossimi per salutarli personalmente prima di partire.

Un Apprensivo manda un SMS per tranquillizzare la mamma.Un elemento chiave dell’Apprensivo, come avrete capito, è il rapporto con la madre. Deve telefonarle almeno tre volte al giorno, in orari prefissati, per rassicurarla sulle sue condizioni di salute e sul fatto di non essere caduto nelle mani delle Tigri Tamil che dimorano nei Balcani. Se per un motivo qualsiasi la telefonata dovesse ritardare, l’anziana madre effettuerà una serie di chiamate che non si interromperà fino a che non avrà notizie del figlio:

  1. Telefonata immediata all’amico che sta viaggiando con il figlio (se presente).
  2. Moglie o fidanzata del figlio.
  3. Redazione di Chi l’ha Visto (che oltretutto la Sciarelli l’altra sera stava proprio bene con quei capelli, va detto)
  4. Carabinieri
  5. Farnesina
  6. Chuck Norris (sì, lei ha il numero)

Conviene quindi che facciate effettuare all’Apprensivo tutte le telefonate che deve fare, se non volete ritrovarvi inseguiti da un mandato di cattura internazionale per sequestro di persona. O da Chuck Norris.

Se poi di mezzo ci fossero anche fidanzate gelose e apprensive e addirittura figli piccoli… beh, che Dio vi aiuti!

Indice di pericolosità: 7

L’Apprensivo è in grado di vedere il lato negativo e pericoloso di quasi tutto quello che farete in viaggio, dai percorsi al cibo, dalle persone che incontrerete ai luoghi che sceglierete per dormire.

Come riconoscerlo

È probabile che abbia strisce catarifrangenti su tutta la moto e sull’abbigliamento, il gruppo sanguigno stampato a caratteri cubitali sul casco e fotografie di tutti i suoi cari nel portafogli. Nelle valigie ha più medicinali che mutande.

Cosa fare

Mentite! Mentite su tutto!

“Ma non sarà pericoloso guadare questo fiume in piena con la mia Goldwing?!”

“Ma nooooooo! Dai gas e non ti preoccupare! Vai avanti tu, che noi ti seguiamo.”

Noi.

Sì, proprio voi che leggete…. voi, me… noi insomma!

Non penseremo davvero che siccome siamo stati qui fino ad ora a sfottere le fissazioni altrui e a ridere delle disgrazie dei malcapitati che hanno viaggiato con noi, allora siamo perfetti e senza macchia, vero?

Smile for the camera!Ciascuno di noi è stato a turno apprensivo, irritante, iper-tecnologico e (qualche volta) persino fico! Più viaggiamo e più passano gli anni, più cambiano le nostre abitudini e attitudini. Passa la voglia di correre e arriva quella di lasciare le strade asfaltate, o al contrario si molla la moto “intelligente” per comprarsi una naked da scippo con uno scarico aperto che fa più baccano di un reggimento di artiglieria e il casco nero opaco con le fiamme e i teschi!

Non c’è un modo migliore in assoluto per viaggiare e vivere la moto. Ognuno di noi scopre e riscopre la propria dimensione con il tempo e con l’esperienza… l’importante è che ce ne ricordiamo quando ci verrà voglia di strangolare il nuovo arrivato perché ha appena fatto il pieno di gasolio alla moto o è partito con le gomme finite e ora le dobbiamo comprare a Ferragosto in piena Polonia… è successo anche a noi, solo che non ci piace ammetterlo.

Indice di pericolosità: ?

“In cattiva compagnia soprattutto se sto solo” diceva qualcuno… ma anche senza buttarla in melodramma è chiaro che chi parte con lo spirito giusto ha già risolto la maggior parte dei possibili problemi. Anzi scusate un attimo, che devo finire di prenotare il traghetto su internet per la prossima destinazione!

Come riconoscerlo

No, mi dispiace… la foto di Ewan McGregor che gira il mondo in moto non è abbastanza somigliante. Mettetela via e procuratevi uno specchio.

Cosa NON fare

Non partite da qualcosa. Partite verso qualcosa e qualunque viaggio sarà un successo! Fidatevi. 😉

Dimmi con chi vai…

Di Claudio Cartia

Sono stati scritti fiumi d’inchiostro e miliardi di byte su come prepararsi a un viaggio. La scelta e la messa a punto della moto, l’equipaggiamento, i percorsi migliori o meno conosciuti, i posti in cui dormire o mangiare. Tutto giusto e tutto bello, ma nessuno vi dice la cosa principale: ciò che fa la differenza sono i compagni di viaggio!

Chi ha un collaudato e affiatato gruppo di amici starà già sorridendo con l’aria tipica del “sono cavoli vostri”, perché egli sa che non c’è aspetto più delicato in un viaggio. Ma anche quando si è tra vecchi e rodati amici c’è sempre il rischio di trovarsi con qualcuno di nuovo, amico di amico o per altre vie. Ovviamente sempre all’ultimissimo secondo.

Ecco quindi una breve e pratica guida per riconoscere i tipi più insidiosi. Se proprio non potete evitarli, almeno siate pronti a affrontarli!

Il Simpatico Sprovveduto

Il Simpatico Sprovveduto, altrimenti detto “colui che viene dalla montagna del sapone” è, in effetti, simpaticissimo. E’ spesso amico di un vostro amico che garantisce per le sue doti sociali e per la bontà d’animo, giura e spergiura che con lui ci si divertirà un sacco eccetera eccetera e quindi lo caricate a bordo.

Il simpatico sprovveduto ha un solo, terrificante problema: Egli Non Ha Idea.

Non solo non ha idea di come si guidi una moto carica di bagagli e con passeggero perché è la prima volta che la usa per un viaggio, ma non ha nemmeno idea del viaggio stesso! E’ stato arruolato dallo stesso amico di prima che, mentre con voi garantiva per lui e la sua simpatia, a lui taceva particolari importanti del viaggio, per non spaventarlo e non farlo rinunciare. Tipo che state partendo per Capo Nord. O l’Elefantentreffen. O Ulan Bator.

Lui non lo sa e comunque non farebbe molta importanza perché si presenterebbe comunque con il completo Dainese comprato la settimana prima, in tinta con la moglie (sono vestiti uguali dalla testa ai piedi), ovviamente il tutto coordinato con la moto. Se guardate bene ha ancora la targhetta col prezzo attaccata al collo.

Ovviamente dopo i primi 200 km si arrenderà, o perché fa troppo freddo (e siete solo a 700 mt di quota) o perché è stanco o perché la moglie sta già compilando le carte del divorzio.

In alternativa rimarrà bloccato al primo posto di frontiera non avendo il passaporto, perché pensava che intendeste Cappadocia quella in Abruzzo, non in Turchia!

Salutatelo senza rimpianti e proseguite il viaggio.

Indice di pericolosità: 5

Il Simpatico Sprovveduto tende ad essere inoffensivo e a rappresentare un pericolo solo per sé stesso.

Come riconoscerlo

Si presenta alla partenza con la frase “ciao sono Mario, dove andiamo di bello?”. Ha la moglie con 12 chili di vestiti al seguito e le scarpe coi tacchi. Spesso ha la moto ancora in rodaggio.

Cosa fare

Nulla. Fortunatamente il Simpatico Sprovveduto si elimina da sé in tempi relativamente brevi.

Quello di un Altro Livello

Detto anche il “rude viaggiatore”, questo specifico tipo ha dei segni distintivi che purtroppo possono essere facilmente interpretati nel modo sbagliato.

E' una trappola!!Di solito ha una moto tutta ammaccata con almeno 10 anni di vita che vale sì e no quanto i vostri stivali, ma non è perché non possa permettersi di meglio, come ingenuamente pensate voi. Come vi spiegherà con voce bassa e calma, a lui piacciono le moto semplici perché può riparare i carburatori usando unicamente calze di nylon o sostituire il cambio con delle forcine per capelli nel posto giusto, proprio come ha fatto quelle volte in Afghanistan e in Bolivia.

Voi interpreterete il suo giubbotto di pelle sdrucito e consunto come un tentativo di apparire figo e maledetto come James Dean, ma in realtà è perché attraverso i suoi pori e cuciture lui può potabilizzare l’acqua delle pozze piovane del Tibet.

Penserete che il suo viso abbronzato e la sua pelle ruvida siano il classico biglietto da visita dell’imprenditore un po’ avanti con gli anni, avvezzo alle piste da sci di Cortina (o lampadato), invece purtroppo sono il risultato del suo recente viaggio in Nordafrica, 4000 km da parte a parte percorsi a torso nudo, vestito del solo Tagelmust.

Alla fine è chiaro che si romperà le palle al terzo giorno e quando voi timidamente proporrete di fare venti km di autostrada per arrivare più velocemente al santuario della Madonna degli Impiegati raccomandato dalla guida dell’Espresso, lui inventerà una cortese scusa per separarsi dal gruppo e fare una “piccola deviazione” per strade secondarie, portandosi dietro anche uno o due dei vostri amici, evangelizzati nel frattempo.

La successiva notizia di lui l’avrete due giorni dopo, quando mentre sarete in coda in mezzo ai camperisti sullo Stelvio vi arriverà un suo SMS da Novosibirsk.

Indice di pericolosità: 4

Bassa pericolosità, l’unico rischio concreto è che sembrerete uno sfigato.

Come riconoscerlo

Voi avete la bomboletta del Fast, lui le camere d’aria di ricambio. Voi avete un cacciavite di merda, lui cinque chili di nastro americano e fil di ferro in una cassa di munizioni della NATO. Voi avete il numero dell’assistenza stradale, lui è quello che chiamano gli operatori della vostra assistenza quando non sanno che pesci prendere.

Che tristezza.

Cosa fare

Se state cercando di fare colpo su una ragazza del gruppo, cercate di tacere. Qualsiasi cosa voi possiate millantare, lui l’ha fatta prima, meglio e dieci volte più figa.

…maddài, chi voglio ingannare? Non avete alcuna speranza nemmeno tacendo!

Il Moto Perpetuo

Questo è un tipo difficile da individuare, uno dei più insidiosi. All’apparenza è del tutto normale, ma lo potrete riconoscere da un particolare alla prima sosta benzina/pipì/sigaretta: è quello che non si toglie il casco.

Lo sguardo dell'OdioNon importa che vi siate fermati solo per 10 minuti o per un’ora, lui comunque terrà il suo casco ben piantato in testa, come silenzioso monito del fatto che state perdendo tempo. Non dovreste essere fermi lì, ci sono ancora centomila km da fare, se arriverete tardi sarà colpa vostra, perché lui era pronto a ripartire da un pezzo.

Il monito oltretutto smette di essere silenzioso dopo poco, allorché una sequenza ben intervallata di “andiamo?”, “andiamo?”, “allora andiamo?” comincerà a condizionare i vostri pensieri e a far roteare parti normalmente fisse del vostro corpo.

Che poi il bello è che non avete nessuna necessità oggettiva di sbrigarvi… ma vai a spiegarglielo!

Indice di pericolosità: 8

Attenzione, la rissa è sempre in agguato con Moto Perpetuo, che può raggiungere livelli di molestia davvero intollerabili! In compenso vi farà arrivare in largo anticipo dappertutto.

Come riconoscerlo

Purtroppo non esiste un metodo preventivo, quando ve ne accorgerete sarà troppo tardi.

In tutti i sensi.

Cosa fare

La miglior difesa è l’attacco! Se non potete prenderlo a male parole o percuoterlo, mettetelo in crisi prendendovela con moooooolta calma ogni volta che potete.

Uh, ho di nuovo finito la benzina! Toh, un negozio che vende proprio quel pìspolo desmodigitale termoionico che cercavo da anni! Guarda che fiori meravigliosi, fermiamoci per fare un book fotografico da 200 scatti!

Vedrete che dopo un po’ si darà una calmata. Oppure esploderà.

L’Homo Sessualis

Abilissimo nel mimetizzarsi, sulle prime vi sembrerà un viaggiatore come un altro, soprattutto se non avete mai avuto modo di uscirci una sera prima del viaggio.

Comincerete ad avere i primi sospetti la prima volta che lo vedrete voltarsi di scatto sulla moto mentre andate a 80 all’ora, come se fosse Rossi che controlla la posizione di Biaggi dietro di lui, solo che lui sta “controllando” le fattezze di una ragazza che si è fugacemente intravista ai lati della strada.

Ma gli improbabili equilibrismi, i cambi di traiettoria, le inchiodate improvvise (tenete adeguata distanza da lui) sono solo l’inizio. Presto comincerà a voler decidere in quali locali cenare la sera e in quali alberghi pernottare solo in funzione di un elemento: la presenza di femmine, presunta o reale che sia.

E’ in grado di far virare qualsiasi conversazione su quel tema, anche se state parlando delle nuove gomme che avete montato o delle politiche neoliberiste della Thatcher. Se non riuscite ad arginarlo in tempo vi farà modificare il percorso fino a Belgrado, che è uno schifo di città ma è piena di… vabbè, avete capito.

Indice di pericolosità: 7 oppure 3

L’Homo Sessualis ha un indice di pericolosità variabile. Vedi “Cosa Fare”, più in basso.

Come riconoscerlo

Non guardate la strada, guardate dove guarda lui. Se rischiate di uccidervi dieci volte nei primi dieci minuti di guida in città, avete un defunto di vulva nel gruppo.

Cosa fare

Tassativamente rispondete NO a ogni sua proposta. Oppure dite sempre SÌ, consegnatevi totalmente a lui e godetevi gli sviluppi. In fondo potrebbe anche finire bene!

leggi la seconda parte dell’articolo!