Prova BMW R1200S

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LA MAGNIFICA INCOMPRESA

Introduzione 

La BMW R1200S fu presentata alla fine del 2005 quale sostituta della R1100S, presente in listino dal 1998, sopravvissuta immutata al passaggio alla serie 1150 e amata da una nutrita schiera di motociclisti affezionati. Il nuovo modello rappresentava una rottura netta nei confronti del passato, perché interpretava il concetto di boxer sportivo in modo diverso dai soliti canoni BMW fino a quel momento, per i quali una R poteva essere solo blandamente sportiva e più che altro adatta a un turismo veloce in coppia. Infatti, a differenza della sua progenitrice, comoda anche in due ed equipaggiabile con le ampie valigie Touring già in uso sulle serie R1100/1150, la R1200S è sostanzialmente una monoposto che offre la possibilità di trasportare un passeggero solo per brevi tratte, scomodamente appollaiato sull’alto codone. A peggiorare ulteriormente la situazione, la Casa inizialmente non aveva previsto l’installazione di borse laterali, sacrificando così le velleità anche di coloro che l’avrebbero volentieri utilizzata per viaggi a solo.

A fronte di tali limitazioni dovute alla marcata caratterizzazione sportiva, la S presenta tuttavia una vocazione per la pista ancora lontana da quella delle race replica vere (CBR, ZX e simili), sia per le prestazioni assicurate dal motore boxer, che per quanto interessanti nel loro genere, sono appena paragonabili quanto a potenza a quelle di una supersportiva 600 del momento, sia per la minor maneggevolezza dovuta alle dimensioni extralarge della moto. Bisogna anche tener presente che non tutti se la sentono di correre in pista con una moto in cui una semplice scivolata ad alta velocità può costare l’abrasione di una bella fetta di motore, senza contare il fatto che la BMW Boxer Cup, il trofeo riservato alle R1100S, veniva sostituito proprio in quel periodo con il BMW Power Cup dedicato alle nuove K1200R, di fatto tagliando così la S fuori da ogni attività agonistica.

Tutto ciò determinò l’insuccesso commerciale di questo modello, nonostante la sua evidente superiorità rispetto alla R1100S sotto tutti gli altri aspetti, tra cui il motore, assai più potente (+24 CV), elastico (+15 Nm) e grintoso (potenza massima a + 750 giri), e la ciclistica, più leggera (-16 kg), affilata e dotata a richiesta di ammortizzatori Öhlins di buon livello, e nonostante anche la tardiva adozione delle valigie espandibili Sport. Perciò la R1200S fu prodotta per soli due anni e tolta definitivamente dal listino nel 2008, con buona pace di BMW e grandissima soddisfazione dei pochi, tra cui me, che si sono accaparrati un esemplare di questa moto magnifica.

Com’è

Aspetto generale

La linea della S, senz’altro molto personale, riflette in pieno la virata verso la sportività impressa dalla Casa, ma lo fa in stile BMW boxer, il che, diciamolo, è un ossimoro concettuale notevole, visto che si tratta di un oggetto dalle dimensioni ragguardevoli e nettamente superiori a quelle di qualsiasi supersportiva vera, e la presenza del motore boxer di certo non aiuta ad aumentarne la sportività, sia a livello visivo che concettuale.

R1200S_left_rear_bg

Fatta questa premessa, ci troviamo di fronte ad un oggetto dal design piuttosto sofisticato e otticamente diviso in due parti nettamente distinte: una sovrastruttura di plastiche che passa senza soluzione di continuità dal cupolino tondeggiante – moderno, con il suo faro asimmetrico e le prese d’aria “a doppio rene”, ma legato alle sportive del passato – al serbatoio e ai fianchetti, fino a sfociare nel codone alto, largo, squadrato e caratterizzato dal sofisticato fanale a led e dallo scarico centrale – singolo e non doppio come sulla R1100S, e a richiesta sostituibile con uno scarico dedicato Akrapovič  – e una parte inferiore dominata dalla meccanica a vista: il motore con le sue teste sporgenti, il telaio a traliccio, il forcellone Paralever Evo e i bei cerchi in lega a dieci razze, quello posteriore messo in bella evidenza dall’assenza dello scarico laterale.

R1200S - Akrapovic

Tipiche della Casa le carenature dei foderi della forcella, che deviano il flusso d’aria verso le testate del  motore boxer, migliorandone il raffreddamento.

Avantreno

Di tutto l’insieme colpiscono l’essenzialità, l’originalità e la leggerezza. La riduzione del peso in effetti è stata un obiettivo primario dei progettisti; non a caso la S è la più leggera R quattro valvole di sempre, con i suoi 190 kg a secco (213 in ordine di marcia con il serbatoio pieno), e a tale risultato concorrono innumerevoli dettagli, quali l’alluminio impiegato per la parte posteriore del telaio e l’adozione di impianti e accessori particolarmente leggeri. Al riguardo, di particolare rilievo è il gruppo portatarga e frecce posteriori, fissato direttamente allo scarico senza alcuna struttura di supporto.

Il risultato complessivo è qualcosa di diverso da qualsiasi altra moto esistente, anche BMW, che può piacere e non piacere, ma che soprattutto nella livrea bicolore rossa e argento – la S era disponibile anche in nero, argento e giallo con la parte centrale delle sovrastrutture antracite – non lascia in generale indifferenti e suscita notevole ammirazione presso i conoscitori.

Comandi

Le manopole sono quelle lisce standard BMW, che offrono un buon grip, ma si usurano con relativa rapidità. Le leve al manubrio sono semplici, ma ben fatte e incorporano un semplice registro a vite per la regolazione della distanza dalle manopole. I pedali sono pure piuttosto semplici, in lega pressofusa con un gommino sulla leva del cambio, ma sono correttamente posizionati e assolvono egregiamente alla loro funzione.

I blocchetti elettrici sono quelli che equipaggiano le BMW sportive del recente passato, esteticamente gradevoli e caratterizzati dalla presenza dei serbatoi per i liquidi di freno e frizione a bicchierino, da pulsanti grandi e facili da usare con i guanti e soprattutto dal layout non standard dei comandi.

Le frecce sono azionate da due pulsanti separati e da un terzo pulsante sul blocchetto destro per lo spegnimento, che comunque avviene automaticamente dopo 200 metri o dieci secondi di marcia.

Il clacson – simile a quello di una Panda, come al solito – è azionato da un tasto che deve essere premuto in avanti e verso l’alto, e non in avanti come su tutte le altre moto del pianeta, e questo richiede un po’ di apprendistato – diciamo la verità: all’inizio le frequenti cilecche generano parecchia frustrazione.

Il lampeggio si ottiene premendo con il pollice lo stesso tasto a bilanciere che aziona il devioluci, cosa che rende impossibile il suo azionamento in contemporanea con il clacson.

L’hazard si aziona premendo in simultanea i comandi delle frecce; questi sono dotati del noto simbolo triangolare, ma chi non conosce il trucco, non lo troverà facilmente senza ricorrere al manuale d’uso.

A richiesta si potevano avere le utili manopole riscaldate a due livelli di calore, azionate da un comando a bilanciere posto sul blocchetto di destra.

A sinistra è presente il tasto per il disinserimento dell’ABS optional, possibile solo a moto ferma.

La postazione di guida

Strumentazione

La strumentazione è quella che equipaggia la R1200GS raffreddata ad aria prodotta fino al 2012, con grafica leggermente modificata e strumenti a sfondo bianco. Comprende un display a cristalli liquidi sovrastato da una fila di spie, alla sua sinistra il tachimetro di forma ellittica e in alto il contagiri, sempre ellittico, ma più piccolo.

Di serie essa comprende contachilometri totale e due parziali visualizzabili in alternativa e comandati indifferentemente da un pulsante sulla strumentazione o da uno sul blocchetto sinistro, l’orologio, gli indicatori della marcia inserita e della temperatura dell’olio, ma manca l’indicatore del livello della benzina, disponibile solo a richiesta (a partire dal Model Year 2007) in abbinamento col computer di bordo. Sono comunque presenti la spia della riserva, che sul mio esemplare (ma mi riferiscono comportamenti analoghi anche sugli altri) di solito si accende quando nel serbatoio ci sono ancora 6 litri su 17, e un contatore dell’autonomia residua stimata, che qui arriva a zero quando nel serbatoio ci sono ancora quasi due litri, mentre su altre S ti lascia a secco quando ancora manca qualche km allo zero. Precisione tedesca.

Il computer di bordo, se installato e assente dalla mia moto, consente di visualizzare, oltre al livello nel serbatoio, la temperatura ambiente, la velocità media, il consumo medio, l’autonomia residua (in ogni momento e non solo in riserva come sulla versione base), un allarme di livello olio basso e, se presente la relativa opzione, la pressione dei pneumatici (RDC).

Illuminazione

Il gruppo ottico anteriore, originale e bello da vedere, è asimmetrico e sotto il trasparente in plexiglas cela l’ottica del faro adottato anche sulle R1200GS fino al 2012. La sua efficacia è ottima nel suo genere, ma non pari a quella di un faro doppio, che però pesa sensibilmente di più.

BMW R 1200 S

Il fanalino, piccolo e dal design particolarmente originale ed elegante, sovrasta in parte il codone, è interamente a led e da spento è color alluminio.

BMW R 1200 S

Una volta acceso, la sua luminosità si irradia debolmente anche alla parte superiore, creando un effetto piuttosto sofisticato e originale.

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Posizione in sella

La sella del pilota, non regolabile e posta a 83 cm da terra, è piatta e triangolare, con una parte anteriore stretta e poco imbottita che facilita l’appoggio a terra ai meno alti e il posteriore largo e più imbottito, ed è più comoda di quel che sembra a prima vista, tanto da consentire di stare in sella per parecchie ore senza particolari problemi.

I semimanubri, fissati a una piastra dal disegno leggero ed elegante, sono abbastanza lontani dalla sella e sorprendentemente bassi, più che sulle K1200/1300S, e impongono una posizione piuttosto caricata sui polsi, ma non troppo scomoda, almeno per chi è di statura superiore al metro e settanta, al di sotto della quale occorre distendersi parecchio in avanti. Nonostante i due svasi posti ai lati del serbatoio, sterzando a battuta i palmi delle mani urtano contro di esso, impedendo nelle svolte strette a destra il corretto utilizzo dell’acceleratore. Per me questo è un difetto grave e quasi imperdonabile per una BMW e per tale ragione ho equipaggiato la mia moto con i riser Helibars, che rialzano le manopole di circa 3 cm eliminando il problema e rendendo la seduta più rilassante, anche se sempre piuttosto sportiva.

Le pedane sono relativamente alte e arretrate, ma senza raggiungere gli eccessi di una supersportiva – a spanne sono più o meno al livello di quelle delle KR/KS – e consentono comunque viaggi piuttosto comodi.

Gli specchi sono gli stessi delle KS. Sono belli da vedere, facili da regolare e incorporano gli indicatori di direzione, ma sono imbullonati al cupolino in maniera un po’ strana, con i bracci un po’ troppo ruotati all’indietro e quindi non consentono una buona visuale laterale neanche se regolati al massimo verso l’esterno. Inoltre, i bracci sono un po’ elastici, e se questo non crea grossi problemi sulle quattro cilindri, qui le oscillazioni e le vibrazioni indotte dal motore boxer rendono la visuale sempre poco nitida e un po’ problematica ai bassissimi regimi.

La sella del passeggero, posta circa dieci cm più in alto rispetto a quella del pilota, è ampia, ma dall’imbottitura molto sottile e manca di qualsiasi appiglio che non sia la ridicola cinghietta in similpelle anteriore stile Vespone imposta dalle norme di omologazione. La sua utilità maggiore risiede nella sua parte anteriore, verticale, perché impedisce lo scivolamento del sedere del pilota in accelerazione. Tuttavia, nonostante la sua evidente scomodità, il posto del passeggero è stratosfericamente migliore che su qualsiasi supersportiva, grazie anche alle pedane sufficientemente distanziate.

Nel catalogo accessori BMW è presente una bella carena da montare al posto della sella posteriore, che insieme alle pedane del passeggero smontabili insieme ai relativi supporti consente di trasformare la S in una monoposto.

Capacità di carico

La mia S è dotata delle valigie a soffietto estensibili Sport, che da chiuse sono piuttosto piccole, ma comunque offrono parecchio spazio utile e non ingombrano neanche nella guida in città, mentre una volta estese hanno una capacità di circa 25 litri ciascuna. E’ disponibile anche una borsa serbatoio dedicata, e come su molte BMW non è possibile montare borse magnetiche, perché il serbatoio è in realtà una carenatura di plastica. L’ampia sella posteriore consente di montare agevolmente una borsa anche di grandi dimensioni. Quindi lo spazio per i bagagli è più che abbondante per le esigenze di un single.

Kit valigie BMW

Esistono anche due vani, uno sotto ciascuna sella, che insieme offrono spazio sufficiente per i documenti, gli attrezzi di bordo, un antipioggia molto leggero, il kit di riparazione delle forature e il kit di primo soccorso.

Motore

Il motore è il classico boxer raffreddato ad aria e olio che equipaggiava i primi modelli R1200. L’ alesaggio (101 mm), la corsa (73 mm) e la cilindrata (1170 cm3) sono quelli consueti, come pure la distribuzione a quattro valvole con distribuzione monoalbero a camme “in collo” (l’albero è laterale rispetto alle valvole, azionate da lunghi bilancieri curvi) ed è sempre presente anche il contralbero di smorzamento delle vibrazioni, ma sono state introdotte diverse modifiche per aumentarne la sportività: i corpi farfallati hanno un diametro maggiore, ciascun albero a camme ha una fasatura più spinta ed è montato su tre cuscinetti anziché due, le valvole hanno diametro maggiorato e molle rinforzate, i pistoni sono di diverso disegno e forgiati e, insieme alle diverse teste, determinano un aumento del rapporto di compressione da 12:1 a 12,5:1 (tutti i dati di confronto sono relativi al motore della contemporanea R1200RT, equipaggiata con il boxer più potente dell’epoca).

R1200GS Engine(3)

L’insieme di queste modifiche ha consentito un notevole aumento della potenza, passata da 110 CV a 7500 giri/min a ben 125 CV a 8250 giri/min, mentre la coppia massima, lievemente inferiore nel suo valore massimo, è comunque notevole ed è espressa a un regime più alto (112 Nm a 6800 giri/min contro 115 Nm a 6000 giri/min).

Il motore dà il suo massimo con benzina premium a 98 ottani, ma un sensore di detonazione consente l’utilizzo di benzina verde a 95 ottani senza alcun problema, anche se con un avvertibile calo della coppia.

Come tutte le BMW dell’epoca, la S non è equipaggiata con alcun sistema di controllo della trazione.

Trasmissione

Come di consueto sui modelli boxer raffreddati ad aria/olio, il cambio è a lubrificazione separata, longitudinale a sei marce con innesti frontali, e riceve il moto da una frizione monodisco a secco calettata direttamente sull’estremità posteriore dell’albero motore: soluzione pulita e razionale, perfetta per un motore ad albero longitudinale e centrale.

La rapportatura è pressoché identica a quella delle R1200GS bialbero e LC; queste sono le velocità massime teoricamente raggiungibili al regime di intervento del limitatore (8500 giri/min):

  • 1a 87,2 km/h
  • 2a 125,5 km/h
  • 3a 157,8 km/h
  • 4a 192,3 km/h
  • 5a 220,0 km/h
  • 6a 246,7 km/h.

Freni

La moto è equipaggiata con due dischi anteriori da 320 mm morsi da pinze fisse Brembo a quattro pistoncini e con un disco posteriore da 265 mm e pinza flottante a 2 pistoncini, azionati da pompe di tipo tradizionale collegate come di consueto per le BMW da tubi in treccia metallica.

A richiesta era disponibile – ed è installato sulla mia S – un impianto ABS disinseribile e, a differenza degli altri modelli R, non abbinato ad alcun sistema di frenata integrale, per garantire un comportamento più sportivo e gradito ai puristi.

Interessante e tipicamente BMW il montaggio dei dischi freni, imbullonati direttamente a opportuni supporti presenti nei cerchi, senza l’utilizzo di flange.

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Ciclistica

Come tutte le BMW della serie R, la S sfrutta come elemento portante il motore, sul quale sono montati due semitelai, uno anteriore in acciaio e uno posteriore, assai più esteso e complesso, in acciaio e alluminio, che insieme al motore stesso sostengono anche le consuete sospensioni Telelever all’anteriore e Paralever Evo al posteriore.

Ciclistica

Spicca con evidenza il fatto che sulla S il boxer è montato parecchio più in alto che su qualsiasi altro modello stradale della serie R, in modo da consentire una luce a terra ben più ampia e adeguata anche a un uso in pista.

L’avancorsa è ridottissima e pari a soli 87 mm (tanto per fare un paragone, sull’attuale Street Triple R siamo a 95 mm!), ma ciò non rende lo sterzo nervoso, grazie al manubrio relativamente stretto e caricato, alla riduzione della prontezza dovuta all’angolo di sterzo piuttosto inclinato (24°, praticamente come sulla S1000RR e di 3° circa più orizzontale che sulla attuale R1200R), all’interasse di 1.484 mm e alla presenza di un ammortizzatore di sterzo, come di consueto non regolabile.

Il cerchio anteriore da 3,5″ è equipaggiato con l’universalmente adottato pneumatico 120/70 ZR 17, mentre al posteriore era fornito di serie un cerchio da 5,5″ con pneumatico 180/55 ZR 17 e a richiesta un cerchio da 6″ con pneumatico 190/50 ZR 17, presente sulla mia moto.

Le sospensioni sono ovviamente irrigidite rispetto al solito per far fronte alle maggiori prestazioni; l’escursione delle sospensioni tuttavia è buona, 110 mm all’anteriore e 120 al posteriore, a riprova di una rigidità non eccessiva.

Nella configurazione di serie, l’ammortizzatore anteriore non è regolabile, mentre il posteriore può essere regolato nel precarico con una ghiera azionata da una chiave e nel freno in estensione attraverso una vite.

A richiesta la S poteva essere equipaggiata in fabbrica con sospensioni Öhlins, presenti sulla mia moto e su larga parte degli esemplari venduti (la tentazione di installarli era quasi irresistibile), che consentono all’anteriore la regolazione precarico e del freno in estensione e al posteriore quella del precarico, dei freni in compressione e in estensione e della lunghezza dell’interasse.

La regolazione dei freni in estensione è abbastanza agevole e avviene senza attrezzi attraverso una manopola posta alla base di ciascun ammortizzatore, la regolazione del freno in compressione posteriore si ottiene con un comodissimo pomellino, che consente di passare rapidamente dalla taratura standard a una nettamente più morbida e adatta all’uso in città, mentre per regolare i precarichi è necessario utilizzare l’apposita chiave e la procedura è resa ancora più macchinosa dal fatto che per trovare la regolazione standard occorre misurare la lunghezza della molla, senza altri riferimenti; per fortuna la natura sostanzialmente monoposto della moto rende irrilevante il problema. La regolazione dell’interasse posteriore, utile per chi va in pista e vuole cucirsi su misura l’assetto, richiede lo smontaggio della ruota posteriore.

Il sistema ESA (Electronic Suspension Adjustment) su questa moto non era previsto, e tutto sommato non avrebbe avuto molto senso, oltre a costituire un aggravio di peso.

Come va

Manovre da fermo

la leggerezza della S rende le manovre da fermo piuttosto facili, nonostante il manubrio basso e che quindi offre poca leva. A favore giocano anche la snellezza del telaio e della parte anteriore della sella e la posizione arretrata delle pedane, che quindi non intralciano nelle manovre.

Il cavalletto centrale non è disponibile, mentre quello laterale, particolarmente sottile, è molto elegante e comodo da azionare, ma ha il piede molto piccolo e quindi sui terreni poco compatti richiede l’interposizione di una piastra contro l’affondamento.

Motore

L’avviamento è quello classicamente faticoso e sussultante dei boxer BMW, con la coppia di rotazione che tende a fare inclinare in modo sensibile la moto verso destra.

Il rumore di aspirazione è pressoché assente, la rumorosità meccanica è abbastanza contenuta – e assai più bassa che sul nuovo boxer raffreddato ad aria/acqua – mentre la voce dello scarico è piuttosto secca, più che su altri modelli boxer, una via di mezzo tra quelli tradizionali raffreddati ad aria/olio e i nuovi ad aria/acqua. Con lo scarico Akrapovič il timbro migliora, appaiono dei piacevolissimi scoppiettii in rilascio e se si tolgono i db-killer la faccenda si fa davvero coinvolgente (mi dispiace ammetterlo), senza che il suono aumenti in misura esagerata.

Il motore risponde bene all’apertura del gas, ma non raggiunge la rabbiosità tipica del nuovo aria/acqua installato sulla R1200GS 2013, dotato anche di masse volaniche senza dubbio inferiori.

La regolarità è come di consueto ottima e consente alla S di viaggiare in sesta dai 60-70 km/h senza particolari problemi, garantendo un tiro tale da poter affrontare qualsiasi pendenza e sorpasso senza dover mai fare uso del cambio.

L’erogazione è lineare ed è assente qualsiasi traccia di on-off. Il comando del gas progressivo, con effetto sulle farfalle proporzionalmente crescente all’aumentare del gas, fa bene il suo dovere e a mio avviso non merita le critiche che altri gli hanno fatto.

La coppia ai bassi e medi giri, elevata, è sostanzialmente analoga a quella degli altri boxer 4V monoalbero presenti su tutte le R fino al 2010, ma grazie al peso molto ridotto della S e anche alla rapportatura relativamente corta, garantisce una spinta interessante fin da subito.

Ma il meglio di questo motore emerge quando si tirano le marce: poco prima dei 7000 giri la spinta cresce in maniera del tutto inattesa su un boxer BMW e spinge la lancetta del contagiri fino agli 8500 giri del limitatore in un attimo e senza alcuna esitazione, consentendo accelerazioni in assoluto interessanti e decisamente superiori a quelle ottenibili con gli altri modelli della serie R, ivi compresa la nuova R1200GS raffreddata ad aria/acqua, una velocità di punta altrettanto fuori scala e una certa facilità di impennata nelle prime due marce.

Questa caratteristica però ha un evidente rovescio della medaglia: per guidare col coltello fra i denti sfruttando al massimo le prestazioni, è indispensabile sfruttare parecchio il cambio, perché come si scende al di sotto dei 6500 giri la coppia, pur rimanendo in assoluto a livelli elevati, in proporzione cala notevolmente, dando l’impressione che venga a mancare una bella fetta di spinta.

Trasmissione

La frizione monodisco a secco è abbastanza morbida e anche progressiva. Stacca perfettamente e quindi consente di inserire la prima da fermo in perfetto silenzio e senza contraccolpi, cosa particolarmente piacevole per chi come me proviene da una K1200S.

La leva del cambio è a corsa corta, gli innesti sono impeccabili e abbastanza rapidi anche nella guida sportiva e le cambiate senza frizione sono agevoli.

La rapportatura è pressoché perfetta in qualsiasi circostanza, in autostrada come nella guida sui tornanti di montagna, con marce relativamente corte e uniformemente spaziate, pur con un salto relativamente lungo tra prima e seconda.  In 6a a 130 km/h il motore gira tranquillo a circa 4200 giri e la velocità massima di circa 245 km/h effettivi si ottiene con il motore a 8450 giri, appena prima dell’intervento limitatore. A partire dalla seconda, consente di tenere il motore costantemente al di sopra del regime di coppia massima e ciò rende possibile un efficace sfruttamento del campo di massima accelerazione del motore.

La trasmissione a cardano funziona bene e non evidenzia particolari rumorosità.

Freni

La frenata è piuttosto potente, decisamente resistente alla fatica e molto ben modulabile, grazie anche a una leva del freno anteriore non spugnosa come su altri modelli della Casa. Alcune persone mi hanno segnalato la scarsa efficacia del disco posteriore, ma a me pare una critica immotivata, visto che la potenza è tale da bloccare facilmente la ruota in qualsiasi circostanza. La stabilità in frenata è del tutto irreprensibile, grazie anche alla presenza della sospensione Telelever, che a differenza delle sospensioni normali evita la riduzione dell’avancorsa al comprimersi dell’avantreno.

Sempre a proposito di freno posteriore, è interessante notare il fatto che è assai difficile mandarlo in crisi per surriscaldamento, cosa che invece può avvenire con relativa facilità nella guida esasperata sulla K1200S, dotata dello stesso impianto, ma comprendente la frenata integrale. Il motivo di tale differenza va ricercato nel minor peso della S (-35 kg), ma soprattutto nel fatto che la frenata integrale comporta l’azionamento del freno posteriore ogni volta che si usa l’anteriore, col risultato che quando si usa il pedale da solo per timonare nelle curve a stringere, il freno posteriore sulla K – come pure su tutte le BMW R e K dotate di Integral ABS – è già caldo e quindi ci mette poco a surriscaldarsi, mentre sulla S non lo è.

L’ABS interviene in modo non prematuro, ma è caratterizzato da un allungamento della frenata sullo sconnesso sensibilmente maggiore che sugli altri modelli R e K e analogo a quello riscontrabile sulla serie F, a causa dell’assenza della frenata integrale, grazie alla quale la sensazione della “moto che scappa in avanti” è mitigata sugli altri modelli R e K da una contemporanea maggior pressione frenante sulla ruota posteriore indotta dalla logica del sistema Integral. In ogni caso è disinseribile.

Assetto

Il comportamento delle sospensioni è quello tipico delle BMW di alta gamma, con trasferimenti di carico in frenata anche violenta e in accelerazione particolarmente contenuti, cosa che da un lato garantisce una stabilità e un confort invidiabili e dall’altro toglie ad alcuni un po’ di feeling nella gestione dell’avantreno. Personalmente apprezzo l’assetto BMW e la sua olimpica imperturbabilità in ogni circostanza, ma riconosco che rispetto ad altre moto l’avantreno comunica le informazioni al pilota in maniera meno evidente, e tale fatto appare con particolare evidenza su questa moto, probabilmente perché la posizione di guida caricata sull’avantreno suggerirebbe un feeling maggiore.

L’assetto offerto dagli ammortizzatori Öhlins nella regolazione base è adatto al genere di moto: piuttosto rigido, assicura un eccellente controllo delle masse sospese, è perfetto per la guida sportiva (pur con i citati limiti dovuti alla geometria della sospensione anteriore) e tutto sommato non sporca troppo la guida sullo sconnesso.

BMW R1200 S 2006 model 1170cc sport

Le particolari caratteristiche ciclistiche della S rendono la sua guida estremamente precisa su qualsiasi fondo, unendo una insospettata leggerezza dello sterzo (ecco a che serve la ridotta avancorsa…) a una buona rapidità nel misto e a una stabilità impressionante sul veloce. Per fare un paragone in casa, la S offre praticamente la stessa stabilità della K1300S, ma una facilità di inserimento in curva e una reattività sensibilmente migliori. La guida è sempre neutra in qualsiasi circostanza, anche negli ingressi in curva, dove la spinta verso l’interno indotta dalla distensione della forcella al termine della staccata è presente, ma in misura più limitata che su una forcella normale, caratteristica in larga parte compensata dalla possibilità di entrare pinzati ben dentro la curva senza un’evidente tendenza autoraddrizzante e senza che l’assetto si scomponga minimamente.

Come tutte le BMW classiche, la S non è una moto da funamboli, ma è fatta per dare il suo meglio con una guida veloce e pulita, ed è un gran bell’andare, per chi apprezza il genere. Detto in altre parole, siamo lontani dal comportamento di una KTM Supermotard o di una Ducati Hypermotard, ma nelle mani giuste la S riesce a dire la sua anche nel misto più stretto, mantenendo allo stesso tempo un comportamento decisamente più piacevole ed efficace in autostrada e in generale alle alte velocità.

Tutte queste considerazioni valgono per la versione con lo pneumatico posteriore da 190; immagino che con quello da 180, che non ho mai avuto occasione di provare, la faccenda si faccia ancora più interessante.

Le caratteristiche dinamiche complessive della S la rendono senz’altro adatta alla pista, dove risulta assai più divertente di qualsiasi altra R, grazie alla maggior potenza e alla più ampia luce a terra, e delle K1200/1300 S e R, grazie al minor peso, alla maggior maneggevolezza, alla maggiore luce a terra in curva e a un motore che incute assai meno timore.

BMW R 1200 S

Comfort

Nonostante la sua indole sportiveggiante, la S rimane una BMW a tutti gli effetti e quindi risulta abbastanza comoda e poco affaticante anche sulle lunghe percorrenze. La sella relativamente sottile ma ben fatta, la posizione di guida non esasperatamente sportiva, la discreta protezione dall’aria offerta dal cupolino e la stabilità dell’assetto in tutte le situazioni rendono la guida della S piuttosto comoda e poco faticosa anche mentalmente.

Gli ammortizzatori Öhlins nella regolazione di base, ottimi fuori città, risultano un po’ troppo duri per la schiena in una città come Roma e sullo sconnesso duro in generale, ma le molteplici regolazioni presenti consentono comunque di ottenere un comportamento anche molto differente, e al limite è anche possibile rendere la moto dondolante come una RT. Personalmente uso una regolazione un po’ più morbida di quella base, che rappresenta a mio avviso un ottimo compromesso in tutte le situazioni.

Il cupolino riduce parecchio la pressione dell’aria, pur lasciando scoperta la testa. La situazione migliora sensibilmente con il cupolino MRA di cui è dotata la mia moto, il cui bordo ricurvo fa un ottimo lavoro nel deviare l’aria verso l’alto, riducendo ulteriormente la pressione senza causare turbolenze particolarmente fastidiose.

L’unica nota criticabile in materia di confort sono le vibrazioni, che rispetto alla serie 1150 e in particolare alla R1100S – modello particolarmente infelice sotto questo punto di vista – sono senza dubbio molto ridotte, grazie al contralbero antivibrazioni, ma rimangono a qualsiasi regime e attraverso i semimanubri tendono alla lunga a provocare un po’ di intorpidimento alle mani, come del resto avviene anche sulle altre R1200.

Consumi

La S consuma davvero poco, e la cosa è particolarmente sorprendente quando si tiene conto delle sue prestazioni. Con passo da turista tranquillo, ma non addormentato si riescono a fare comodamente i 21 km/l, e anche guidando come assassini e nel traffico urbano è praticamente impossibile scendere sotto i 15 km/l.

Il serbatoio da 17 litri consente, fregandosene della riserva prematura e facendo la tara all’indicatore di autonomia residua sballato, di percorrere nell’utilizzo tipico circa 300 km, con un minimo di 250 e un massimo di 350 km.

Pregi

  • Bella guida, precisa e poco affaticante per il fisico e per la mente
  • Motore di grande personalità
  • Freni eccellenti
  • Consumi  contenuti
  • Ottimo compromesso tra maneggevolezza e stabilità
  • Cambio preciso e ben rapportato

Difetti

  • Range di coppia massima un po’ ristretto nella guida al limite
  • Interferenza tra le mani e il serbatoio a manubrio tutto sterzato
  • Scarsa efficacia degli specchi retrovisori
  • Vibrazioni alle manopole
  • Comandi elettrici non standard
  • Limitato confort dell’eventuale passeggero
  • Spia della riserva e indicatore dell’autonomia residua piuttosto imprecisi

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Il Codice della strada de noantri

Dopo un lunghissimo e attento studio del traffico romano, ecco qua il vero codice della strada di Roma, seguito scrupolosamente dalla stragrande maggioranza dei romani.

Sembra uno scherzo, ma è tutto vero!

Se  guidando per la Capitale vi trovate in difficoltà, studiate e applicate con scrupolo questi articoli e improvvisamente ogni problema di convivenza con gli altri sparirà come per incanto, garantito!

Il Codice è scritto alla prima persona singolare, perché pur essendo condiviso dalla stragrande maggioranza dei romani, lo è per intima e personale adesione: ciascuno lo ha adottato per conto proprio, senza alcun intervento collettivo. Il testo quindi rispecchia il modo di pensare del romano DOC, e se c’è qualche elemento un po’ retrogrado nel suo pensiero, non è colpa nostra! 🙂

Un altro servizio per la vostra sicurezza, by Safe Riders.

1.                 Comportamento alla guida

Il volante lo tengo con una mano, preferibilmente appoggiata sulla parte superiore. L’altra mano sta sul cambio o, se sono un uomo, sullo schienale del sedile del passeggero o penzola fuori dal finestrino o è appoggiata sul montante del tetto o sulla coscia della mia donna, a meno che non devo usare il telefonino o fare altre cose.

Il cambio è divertente, quindi il cambio automatico è una cosa per impediti. La retromarcia è utilissima per fare le strade contromano senza essere multati, specialmente per aggirare i varchi del centro storico.

Le frecce servono quando devo fare qualsiasi manovra abbia in mente per avere automaticamente la ragione in ogni caso, mentre le quattro frecce segnalano a quelli dietro che non mi devono suonare e al vigile che la mia macchina è in doppia fila solo per qualche minuto.

Lo specchio destro non serve a niente e infatti spesso lo tengo chiuso, così non ci sbattono, quello sinistro e quello interno servono comunque a poco, ma se sono una donna, quello interno è utilissimo ai semafori (vedi art. 6 comma 2 lett. d).

Il clacson è fondamentale per far capire le mie intenzioni, per protestare contro gli impediti e per richiamare l’attenzione delle gnocche.

Quando non si vede più il cruscotto, accendo qualche luce.

Se il tergilunotto è acceso anche quando c’è il sole, sono una donna.

L’aria condizionata fa male, perciò tengo il clima spento e i finestrini aperti, magari con i deflettori antiturbo, così posso anche mandare più facilmente a quel paese gli impediti che mi vengono addosso.

Il vivavoce non lo voglio perché poi così in macchina si fanno tutti gli affari miei. L’auricolare invece è scomodo: metti, togli, rimetti, e poi il filo si impiccia dappertutto. Comunque, telefono, scrivo e leggo i messaggini senza problemi quando guido, perché tanto so fare due cose insieme, comunque vado piano ed eventualmente mi fermo un attimo.

Lo stereo può stare anche ad alto volume, tanto comunque a Roma c’è un sacco di rumore e non si dà fastidio a nessuno. Se sono un tassinaro, deve essere sintonizzato su Radio Radio.

Butto i pacchetti di sigarette vuoti e le cartacce dal finestrino, possibilmente quando non mi vedono, mentre le cicche non le butto mai nel posacenere, che se no si sporca e puzza, ma le sparo fuori con una schicchera, e se poi prendo uno in scooter, peggio per lui che non gira in macchina.

2.                 Equipaggiamento di sicurezza

Le cinture di sicurezza sono una rottura, perché opprimono e sgualciscono tutti i vestiti, e poi in città sono inutili, tanto vado piano e comunque se freno, con un braccio impedisco alla mia donna di scivolare in avanti.

Se la mia auto ha quel maledetto cicalino che suona se non mi allaccio, tengo la cintura agganciata fissa e mi ci siedo sopra, così lo frego.

Le cinture di sicurezza dietro non sono obbligatorie, e allora mi chiedo che ce le mettono a fare, visto che impicciano quando devo ribaltare il sedile per fare spazio ai bagagli.

I seggiolini sono inutili, un bambino piccolo sta molto meglio in braccio alla mamma, che in caso di frenata lo tiene ben fermo senza opprimerlo, mentre se è più grandicello, può stare in piedi con le mani appoggiate sul cruscotto, così se freno si regge bene, e in ogni caso vado piano.

Gli airbag non so bene come sono fatti, ma sospetto che siano pericolosi e infatti un mio amico li ha fatti disattivare.

In scooter – rigorosamente senza ABS, perché io so come si frena – giro col casco jet slacciato, possibilmente una vecchia padella omologata DGM, e d’estate sto in canotta, calzoncini e infradito.

3.                 Rispetto della segnaletica

La segnaletica serve e non serve, dipende quale.

Importanti sono:

  1. i varchi del centro storico, perché ci sono le telecamere e quindi ti multano sempre;
  2. gli stop, perché indicano la presenza di incroci;
  3. i semafori, perché oltre a indicare un incrocio, spesso ci sono i vigili;
  4. le corsie preferenziali lungo le strade con i semafori e quindi sotto l’occhio dei vigili;
  5. i sensi vietati, perché può capitare il secchione di turno che viene nel senso opposto e non ti fa passare;
  6. i limiti di velocità, perché potrebbe esserci l’autovelox;
  7. le strisce blu dei parcheggi, perché costano, e poi spuntano sempre quei bastardi degli ausiliari;
  8. i parcheggi degli handicappati, dove però si può parcheggiare sulla parte zebrata gialla – e comunque sono tutti falsi invalidi.

Questi segnali li rispetto sempre, tranne quando non li noto, quando ho fretta oppure quando l’infrazione è minima rispetto al vantaggio che ottengo commettendola – per esempio, un pezzetto contromano per entrare in centro aggirando i varchi o per arrivare sotto casa evitando tutti quei sensi unici – e comunque vado piano.

Il resto della segnaletica serve a poco e niente, se non per dare una scusa a qualche vigilie a cui gli girano per multarmi.

E comunque la segnaletica è spesso difficile da vedere, perché è coperta dagli alberi o da altri segnali o è girata dalla parte sbagliata o è scolorita.

Se sono tassinaro o NCC o sto con il furgone o lo scooter delle consegne, sono comunque dispensato dal rispetto delle regole, perché sto lavorando.

Se sto in scooter, sono dispensato per ovvie ragioni.

Se ho la Smart, sono dispensato perché ho la Smart.

4.                 Posizione sulla carreggiata

In città non è obbligatorio tenere la destra, perciò sto dove mi pare e accosto liberamente a destra e a sinistra per prepararmi alle svolte o per sorpassare o per infilarmi tra le altre macchine senza bisogno di specchi e frecce – perché tanto io sto sulla mia traiettoria, se qualcuno mi viene addosso, mica è colpa mia – e senza tenere in alcun conto le strisce dipinte per terra, che magari saranno pure utili agli svizzeri e ai tedeschi per non andare a sbattere l’uno contro l’altro, ma a noi italiani non servono, perché sappiamo guidare davvero, e infatti quando non ci sono si guida benissimo lo stesso.

Sulle strade consolari sto sulla destra, ma non troppo, perché sul margine non passa nessuno e quindi è sporco e si buca facilmente.

Sul Raccordo sto sempre sulla corsia centrale o di sinistra, perché quella a destra è riservata ai camion; se poi sono in scooter, mi tengo sulla corsia di emergenza, che è più sicuro e tanto se serve mi tolgo subito.

Nelle curve a sinistra taglio un bel po’, così la traiettoria diventa più morbida e non rischio di finire sul brecciolino lungo il margine esterno, tanto quelli in senso inverso tagliano pure loro e quindi non mi prendono.

Se la strada si stringe, mi metto nella fila più veloce e vado più avanti possibile, e se quelli accanto non mi fanno passare, gli faccio vedere io chi comanda.

5.                 Comportamento in coda

Quando c’è coda, non sto mai allineato a chi mi sta davanti, ma mi tengo un po’ di lato perché così vedo più lontano, e mi sposto di volta in volta a destra e a sinistra per seguire chi avanza più velocemente, senza bisogno di specchi e frecce – perché tanto io sto sulla mia traiettoria, se qualcuno mi viene addosso, mica è colpa mia.

Quando uno scooter cerca di infilarsi tra me e uno che mi sta vicino:

  1. se a casa ho lo scooter pure io, lo agevolo;
  2. se non ho lo scooter, me ne frego, se ci passa, bene, altrimenti non è colpa mia;
  3. se mi girano e comunque se sono una donna, faccio finta di non vederlo e, quando posso, mi sposto avanti di quel tanto che basta per bloccargli il passaggio.

Se sto in scooter, se è possibile, sorpasso la coda sulla sinistra andando contromano, oppure, quando c’è, sulla corsia d’emergenza, altrimenti mi infilo in mezzo alle macchine ferme e chiedo strada a tutti quelli che non sono allineati coi fari e il clacson, e se qualcuno non mi fa passare o peggio mi ostacola, ce lo mando.

6.                 Velocità

I limiti di velocità li so:

–       50 in città;

–       70 sulla Colombo e sulla Tangenziale Est;

–       90 sulle consolari a una carreggiata;

–       110 sulle consolari a due carreggiate

–       100 (o 110? Non l’ho mai capito, comunque sposta poco) sul Raccordo.

Detto questo, se guido per lavoro vado veloce, perché appunto sto lavorando (vedi art. 1 ultimo comma). Se invece guido per svago o sto con la famiglia o ho il cappello, vado con tutta calma, tanto mica è vietato andare piano, e se mi suonano, sono problemi loro.

Se sto in scooter, corro sempre e comunque, e se qualcosa mi costringe a fermarmi, mi agito finché non riesco ad aprirmi un varco, perché se volevo stare fermo in coda, prendevo la macchina.

7.                 Comportamento agli incroci e alle rotatorie

Agli incroci, mi infilo dove c’è spazio libero, anche se la freccia per terra non indica la direzione dove voglio andare, perché se mi metto in coda, finisce il verde e affitto domani.

Ai semafori:

  1. se è verde, passo;
  2. se è giallo, accelero e passo;
  3. se è appena scattato il rosso, accelero di più e passo;
  4. se quello davanti a me passa col giallo o col rosso, io ho comunque diritto a passare;
  5. se dall’altra parte dell’incrocio c’è traffico e rimango bloccato in mezzo, mica è colpa mia, quindi è inutile che mi suonano;
  6. se proprio incappo in un rosso dove non si passa, mi fermo sulle strisce pedonali oppure, se è estate, sotto l’ombra di un albero anche molto prima del semaforo, comunque mai in corrispondenza della striscia di arresto, perché non me la filo proprio, e mi dedico al telefonino e/o, se sono uomo, alla pulizia del naso e/o gioco con acceleratore e frizione avanzando lentamente per tutto il tempo finché non arrivo in mezzo all’incrocio, oppure se sono donna ne approfitto per controllare e sistemare il trucco;
  7. se si avvicina un vucumprà, chiudo il finestrino e gli faccio segno di no e se insiste, vado avanti. Se invece è un lavavetri, chiudo il finestrino e gli faccio segno di no e se insiste, se sono una donna accendo il tergicristallo per impedirglielo, mentre se sono un uomo lo lascio finire il lavoro e poi non gli dò un soldo;
  8. se scatta il verde solo per quelli che girano e questi mi suonano perché sono capitato dalla parte loro, mi butto in mezzo all’incrocio e li faccio passare;
  9. quando scatta il giallo per gli altri, comincio ad avanzare, così al verde sto davanti a tutti, e se anche qualcun altro avanza, vado più avanti, e se qualcun altro avanza di più, vado ancora più avanti; se davanti a me c’è qualcuno fermo, preparo la mano sul clacson e suono nell’istante esatto in cui scatta il verde, perché o gioca col telefonino, oppure a forza di avanzare è arrivato in mezzo all’incrocio e non vede il semaforo, e se non si sveglia, gli giro intorno.

In assenza di semafori, se sono su una via grossa ho sempre la precedenza, altrimenti mi regolo come segue:

  1. se devo girare a destra vado sempre tranquillo, basta che entro piano piano, così gli altri fanno in tempo a rallentare, però se arriva un camion o un autobus, lo faccio passare;
  2. se non devo girare a destra, vedo com’è la situazione e appena posso avanzo piano piano, dando comunque strada a eventuali camion o autobus, finché qualcuno non si ferma e mi fa passare; se poi devo girare a sinistra, faccio passare prima quelli che eventualmente vengono da sinistra e girano alla loro sinistra – perché si fa così, lo facevano pure mio padre e mio nonno – e mi arrabbio con quelli che vengono da destra, svoltano alla loro sinistra e non mi fanno passare prima di loro, e magari sostengono pure di avere ragione!

Prima passa A e poi B, sempre.

In ogni caso, quando svolto, se quelli davanti a me sono lenti, li passo all’interno o all’esterno, secondo dove c’è spazio.

Nelle rotatorie si entra al volo – se no ci lasciavano l’incrocio, no? – a meno che non ci sia un camion o un autobus, allorché faccio passare prima lui.

Se un camion si allarga da una parte, se dopo averlo affiancato mi viene addosso per svoltare dalla parte opposta, non è colpa mia.

Se ho lisciato una svolta, faccio inversione a U o retromarcia finché non torno all’incrocio e posso svoltare, perché se vado dritto, chissà dov’è il prossimo incrocio dove potrò riprendere la direzione che voglio.

8.                 Sorpasso

Se devo sorpassare qualcuno, mi metto a cavallo della mezzeria appiccicato a quello davanti, per fargli capire che mi deve far passare, e poi:

  1. se dall’altra parte viene uno scooter o una bicicletta passo tranquillo, tanto sono piccoli e ci passano comunque;
  2. se viene una macchina passo, perché comunque un po’ si allarga;
  3. se viene un camion o un autobus, è meglio che passi lui per primo.

Se quello che devo sorpassare sta a sinistra, lo sorpasso a destra, tanto in città si può fare, e pure fuori città non è pericoloso.

Se sto in scooter, sorpasso.

9.                 Manovre di emergenza

Se qualcuno o qualcosa davanti a me si ferma improvvisamente o spunta dal nulla, sterzo per schivarlo e solo dopo, se proprio è necessario, freno; e se poi da dietro a quello spunta fuori un pedone, mica è colpa mia se lo prendo, è colpa di quello che si è fermato e lo ha fatto passare.

Se invece c’è un autovelox, inchiodo.

10.              Comportamento verso i pedoni

Se qualche pedone incosciente prova ad attraversare, manovro di gas e sterzo per impedirglielo, e se nonostante il mio chiaro avvertimento lui fa l’eroe e si butta in mezzo alla strada, lo schivo, e se poi modifica il passo apposta per costringermi a fermarmi, ce lo mando pure.

11.              Fermata e sosta

Parcheggio il più possibile vicino a dove devo andare, e se poi rimango nelle vicinanze, mi metto di preferenza in seconda o terza fila, così se ci sono le strisce blu gli ausiliari non mi possono multare; l’importante è lasciare spazio per il passaggio di una macchina uguale alla mia, e se poi un autobus o un camion rimane bloccato, che ne sapevo che lì ce ne passava uno?

Se ho parcheggiato in seconda o terza fila, esco quando sento un clacson ostentando tranquillità, e se quello si arrabbia, sono problemi suoi, non ha senso fare tutta quella scena per qualche secondo di attesa, e se dice che ha suonato per un quarto d’ora, esagera, saranno al massimo cinque minuti. Se il mio lavoro mi costringe a parcheggiare spesso in doppia fila, posso lasciare un cartello sul parabrezza con indicato il mio cellulare.

Se sono una donna, la mia preferenza per la seconda e la terza fila aumenta vertiginosamente, e se proprio sono costretta a parcheggiare vicino al marciapiede, entro di muso e poi faccio almeno venti manovre per cercare di mettere la macchina parallela alla strada, senza riuscirci mai del tutto.

Se devo fermarmi un attimo per far salire o scendere qualcuno (magari i bambini alla scuola media) o per scaricare o caricare qualcosa al volo o per scrivere qualche messaggino complicato, metto le quattro frecce e mi fermo anche se blocco tutto, quelli dietro per un minuto non moriranno e se suonano, sono problemi loro.

Se la macchina si ferma non metto il triangolo, se no se lo rubano, ma sulla Tangenziale Est, sulle consolari o sul Raccordo indosso sempre il gilet riflettente.

Se sono in scooter, parcheggio sul marciapiedi, perché i parcheggi riservati sono pochissimi e sempre occupati dalle macchine o dalle microcar.

12.              Rifornimento, manutenzione e revisione

Una volta alla settimana vado dal benzinaio e metto dieci Euro – vent’anni fa mettevo diecimila lire, ma era una volta al mese, tutta colpa dell’Euro! – ma se c’è sciopero dei benzinai per due giorni, faccio anche mezz’ora di fila per fare il pieno a tutti i veicoli di casa, non si sa mai.

Se sono donna, vado di preferenza al distributore con l’omino, che mi dà sempre le indicazioni su dove fermarmi, ma quando sono costretta a usare il self-service, mi fermo sempre in modo tale che il bocchettone del serbatoio si venga a trovare diametralmente all’opposto rispetto alla pistola erogatrice, e comunque provo sempre a ficcarci la pistola dentro senza muovere l’auto, anche a costo di far passare il tubo sul cofano.

Se sono moglie, faccio in modo di lasciare l’auto a mio marito un istante prima che entri in riserva.

Non faccio i tagliandi, passo dal meccanico giusto se si accende qualche spia per sapere se è importante, perché tanto quando è destino la macchina si rompe lo stesso, e a quel punto o mi tengo il pezzo rotto, o se proprio la macchina non cammina più, la faccio aggiustare e alla fine spendo molto meno.

Se sono donna, fingo per mesi di non far caso alle spie e mi rivolgo al meccanico solo quando la macchina è morta del tutto.

Sulle macchine ci sono così tanti fari e luci, che anche se se ne fulmina qualcuna, le altre sono più che sufficienti, per cui non serve controllarle.

Se una ruota fa rumori strani oppure il cerchio sbatte a terra nelle buche, devo gonfiarla, e se continua a sgonfiarsi, tocca portarla dal gommista.

I tergicristalli si cambiano quando la gommina si sbriciola o si stacca dal braccio. L’acqua nel lavavetri indica che la macchina è nuova.

Se compro una moto o un T-Max, smonto subito il catalizzatore e lo scarico di serie e metto uno scarico aftermarket senza dB-killer e una bella centralina rimappata, così il motore respira meglio e la guida si fa più gustosa.

La revisione non serve a niente, se non per spillare un altro po’ di soldi alla gente. Per fortuna che ho un meccanico amico, che gli do il libretto e con cento Euro mi rimedia il bollino della revisione fatta, così mi risparmio la seccatura di lasciare la macchina e il rischio di dover spendere soldi su freni e gomme perché non passano la verifica. E se ho una moto, mi risparmio pure la fatica di rimettere lo scarico di serie – e comunque anche senza catalizzatore la revisione la passa lo stesso, mi è già capitato.

13.              Comportamento verso le Forze dell’Ordine

Se vedo una pattuglia di quelle che fermano, rallento oppure mi appiccico a quello che mi sta davanti e faccio il vago, e se la strada è a più corsie, mi butto su quella di sinistra, se no mi fermano, e se sto in moto o in T-Max, le passo davanti con un filo di gas, se no sentono che non ho il dB-killer – che poi tanto non mi direbbero niente lo stesso, ma hai visto mai – e riapro il gas a distanza di sicurezza.

Quando sento una sirena, accosto da qualche parte per farla passare e poi cerco di sfruttare la sua scia almeno per fregare il posto in coda a qualcuno davanti a me. Se questo avviene quando sono fermo al semaforo, cerco di accostare, e se non c’è spazio, passo col rosso per evitare di bloccare il mezzo in emergenza, e se c’è qualcuno fermo davanti a me, gli suono per farlo passare col rosso e mi accodo a lui.

Se un’auto dei vigili o dei carabinieri o della polizia davanti a me va piano piano, mi accodo e non la sorpasso.

Se da dietro arriva un’auto della polizia o dei carabinieri, la faccio passare anche a sirena spenta.

14.              Infrazioni

Poliziotti e Carabinieri fanno multe ingiuste e per regole sconosciute o che comunque nessuno rispetta mai.

I vigili fino a poco tempo fa multavano solo per divieto di sosta, svolta vietata, semaforo rosso e corsia preferenziale, e solo quando gli rodeva e per fare cassa. Oggi oltre a questo fanno pure le multe con gli autovelox, perché in questo caso è al sindaco che gli rode.

Gli ausiliari sono bastardi a prescindere, perché si nascondono per poi fare le multe a tradimento; e infatti si vergognano di essere ausiliari.

15.              Comportamento in caso di incidente

Nella mia traiettoria ho sempre ragione e se qualche rincoglionito mi viene addosso o non mi fa passare e mi costringe a sbattergli contro, non è colpa mia, è lui che non mi aveva visto e faceva una manovra sbagliata o stava dove non doveva. Comunque scendo e comincio subito a mettere bene in chiaro ad alta voce che ho ragione io.

Se quell’altro è onesto e mi dà ragione, gli faccio firmare subito il CID, ma se si mette a fare il furbo perché vuole avere ragione lui, non firmo niente e gli faccio scrivere dal mio amico avvocato bravo che sa come mettere le cose nella denuncia per dimostrare che ho ragione io e mi fa mettere un po’ di testimoni.

Se sono donna, comunque non firmo né faccio firmare niente, poi pensa mio marito a tutto.

Il preventivo me lo faccio fare gonfiato dal carrozziere amico mio, perché le assicurazioni sono ladre e pagano meno di quanto dovrebbero.

Nel conto dei danni metto pure tutti i bozzi che c’erano prima dell’incidente, almeno quelli sullo stesso lato.

La macchina non la faccio aggiustare da uno di quei carrozzieri convenzionati con le assicurazioni, perché non mi fido e perché il carrozziere amico mio rimedia i pezzi allo sfascio e me la ripara a nero, così mi rimangono pure un po’ di soldi in tasca.