il codice della strada

Il Codice della strada de noantri

Dopo un lunghissimo e attento studio del traffico romano, ecco qua il vero codice della strada di Roma, seguito scrupolosamente dalla stragrande maggioranza dei romani.

Sembra uno scherzo, ma è tutto vero!

Se  guidando per la Capitale vi trovate in difficoltà, studiate e applicate con scrupolo questi articoli e improvvisamente ogni problema di convivenza con gli altri sparirà come per incanto, garantito!

Il Codice è scritto alla prima persona singolare, perché pur essendo condiviso dalla stragrande maggioranza dei romani, lo è per intima e personale adesione: ciascuno lo ha adottato per conto proprio, senza alcun intervento collettivo. Il testo quindi rispecchia il modo di pensare del romano DOC, e se c’è qualche elemento un po’ retrogrado nel suo pensiero, non è colpa nostra! 🙂

Un altro servizio per la vostra sicurezza, by Safe Riders.

1.                 Comportamento alla guida

Il volante lo tengo con una mano, preferibilmente appoggiata sulla parte superiore. L’altra mano sta sul cambio o, se sono un uomo, sullo schienale del sedile del passeggero o penzola fuori dal finestrino o è appoggiata sul montante del tetto o sulla coscia della mia donna, a meno che non devo usare il telefonino o fare altre cose.

Il cambio è divertente, quindi il cambio automatico è una cosa per impediti. La retromarcia è utilissima per fare le strade contromano senza essere multati, specialmente per aggirare i varchi del centro storico.

Le frecce servono quando devo fare qualsiasi manovra abbia in mente per avere automaticamente la ragione in ogni caso, mentre le quattro frecce segnalano a quelli dietro che non mi devono suonare e al vigile che la mia macchina è in doppia fila solo per qualche minuto.

Lo specchio destro non serve a niente e infatti spesso lo tengo chiuso, così non ci sbattono, quello sinistro e quello interno servono comunque a poco, ma se sono una donna, quello interno è utilissimo ai semafori (vedi art. 6 comma 2 lett. d).

Il clacson è fondamentale per far capire le mie intenzioni, per protestare contro gli impediti e per richiamare l’attenzione delle gnocche.

Quando non si vede più il cruscotto, accendo qualche luce.

Se il tergilunotto è acceso anche quando c’è il sole, sono una donna.

L’aria condizionata fa male, perciò tengo il clima spento e i finestrini aperti, magari con i deflettori antiturbo, così posso anche mandare più facilmente a quel paese gli impediti che mi vengono addosso.

Il vivavoce non lo voglio perché poi così in macchina si fanno tutti gli affari miei. L’auricolare invece è scomodo: metti, togli, rimetti, e poi il filo si impiccia dappertutto. Comunque, telefono, scrivo e leggo i messaggini senza problemi quando guido, perché tanto so fare due cose insieme, comunque vado piano ed eventualmente mi fermo un attimo.

Lo stereo può stare anche ad alto volume, tanto comunque a Roma c’è un sacco di rumore e non si dà fastidio a nessuno. Se sono un tassinaro, deve essere sintonizzato su Radio Radio.

Butto i pacchetti di sigarette vuoti e le cartacce dal finestrino, possibilmente quando non mi vedono, mentre le cicche non le butto mai nel posacenere, che se no si sporca e puzza, ma le sparo fuori con una schicchera, e se poi prendo uno in scooter, peggio per lui che non gira in macchina.

2.                 Equipaggiamento di sicurezza

Le cinture di sicurezza sono una rottura, perché opprimono e sgualciscono tutti i vestiti, e poi in città sono inutili, tanto vado piano e comunque se freno, con un braccio impedisco alla mia donna di scivolare in avanti.

Se la mia auto ha quel maledetto cicalino che suona se non mi allaccio, tengo la cintura agganciata fissa e mi ci siedo sopra, così lo frego.

Le cinture di sicurezza dietro non sono obbligatorie, e allora mi chiedo che ce le mettono a fare, visto che impicciano quando devo ribaltare il sedile per fare spazio ai bagagli.

I seggiolini sono inutili, un bambino piccolo sta molto meglio in braccio alla mamma, che in caso di frenata lo tiene ben fermo senza opprimerlo, mentre se è più grandicello, può stare in piedi con le mani appoggiate sul cruscotto, così se freno si regge bene, e in ogni caso vado piano.

Gli airbag non so bene come sono fatti, ma sospetto che siano pericolosi e infatti un mio amico li ha fatti disattivare.

In scooter – rigorosamente senza ABS, perché io so come si frena – giro col casco jet slacciato, possibilmente una vecchia padella omologata DGM, e d’estate sto in canotta, calzoncini e infradito.

3.                 Rispetto della segnaletica

La segnaletica serve e non serve, dipende quale.

Importanti sono:

  1. i varchi del centro storico, perché ci sono le telecamere e quindi ti multano sempre;
  2. gli stop, perché indicano la presenza di incroci;
  3. i semafori, perché oltre a indicare un incrocio, spesso ci sono i vigili;
  4. le corsie preferenziali lungo le strade con i semafori e quindi sotto l’occhio dei vigili;
  5. i sensi vietati, perché può capitare il secchione di turno che viene nel senso opposto e non ti fa passare;
  6. i limiti di velocità, perché potrebbe esserci l’autovelox;
  7. le strisce blu dei parcheggi, perché costano, e poi spuntano sempre quei bastardi degli ausiliari;
  8. i parcheggi degli handicappati, dove però si può parcheggiare sulla parte zebrata gialla – e comunque sono tutti falsi invalidi.

Questi segnali li rispetto sempre, tranne quando non li noto, quando ho fretta oppure quando l’infrazione è minima rispetto al vantaggio che ottengo commettendola – per esempio, un pezzetto contromano per entrare in centro aggirando i varchi o per arrivare sotto casa evitando tutti quei sensi unici – e comunque vado piano.

Il resto della segnaletica serve a poco e niente, se non per dare una scusa a qualche vigilie a cui gli girano per multarmi.

E comunque la segnaletica è spesso difficile da vedere, perché è coperta dagli alberi o da altri segnali o è girata dalla parte sbagliata o è scolorita.

Se sono tassinaro o NCC o sto con il furgone o lo scooter delle consegne, sono comunque dispensato dal rispetto delle regole, perché sto lavorando.

Se sto in scooter, sono dispensato per ovvie ragioni.

Se ho la Smart, sono dispensato perché ho la Smart.

4.                 Posizione sulla carreggiata

In città non è obbligatorio tenere la destra, perciò sto dove mi pare e accosto liberamente a destra e a sinistra per prepararmi alle svolte o per sorpassare o per infilarmi tra le altre macchine senza bisogno di specchi e frecce – perché tanto io sto sulla mia traiettoria, se qualcuno mi viene addosso, mica è colpa mia – e senza tenere in alcun conto le strisce dipinte per terra, che magari saranno pure utili agli svizzeri e ai tedeschi per non andare a sbattere l’uno contro l’altro, ma a noi italiani non servono, perché sappiamo guidare davvero, e infatti quando non ci sono si guida benissimo lo stesso.

Sulle strade consolari sto sulla destra, ma non troppo, perché sul margine non passa nessuno e quindi è sporco e si buca facilmente.

Sul Raccordo sto sempre sulla corsia centrale o di sinistra, perché quella a destra è riservata ai camion; se poi sono in scooter, mi tengo sulla corsia di emergenza, che è più sicuro e tanto se serve mi tolgo subito.

Nelle curve a sinistra taglio un bel po’, così la traiettoria diventa più morbida e non rischio di finire sul brecciolino lungo il margine esterno, tanto quelli in senso inverso tagliano pure loro e quindi non mi prendono.

Se la strada si stringe, mi metto nella fila più veloce e vado più avanti possibile, e se quelli accanto non mi fanno passare, gli faccio vedere io chi comanda.

5.                 Comportamento in coda

Quando c’è coda, non sto mai allineato a chi mi sta davanti, ma mi tengo un po’ di lato perché così vedo più lontano, e mi sposto di volta in volta a destra e a sinistra per seguire chi avanza più velocemente, senza bisogno di specchi e frecce – perché tanto io sto sulla mia traiettoria, se qualcuno mi viene addosso, mica è colpa mia.

Quando uno scooter cerca di infilarsi tra me e uno che mi sta vicino:

  1. se a casa ho lo scooter pure io, lo agevolo;
  2. se non ho lo scooter, me ne frego, se ci passa, bene, altrimenti non è colpa mia;
  3. se mi girano e comunque se sono una donna, faccio finta di non vederlo e, quando posso, mi sposto avanti di quel tanto che basta per bloccargli il passaggio.

Se sto in scooter, se è possibile, sorpasso la coda sulla sinistra andando contromano, oppure, quando c’è, sulla corsia d’emergenza, altrimenti mi infilo in mezzo alle macchine ferme e chiedo strada a tutti quelli che non sono allineati coi fari e il clacson, e se qualcuno non mi fa passare o peggio mi ostacola, ce lo mando.

6.                 Velocità

I limiti di velocità li so:

–       50 in città;

–       70 sulla Colombo e sulla Tangenziale Est;

–       90 sulle consolari a una carreggiata;

–       110 sulle consolari a due carreggiate

–       100 (o 110? Non l’ho mai capito, comunque sposta poco) sul Raccordo.

Detto questo, se guido per lavoro vado veloce, perché appunto sto lavorando (vedi art. 1 ultimo comma). Se invece guido per svago o sto con la famiglia o ho il cappello, vado con tutta calma, tanto mica è vietato andare piano, e se mi suonano, sono problemi loro.

Se sto in scooter, corro sempre e comunque, e se qualcosa mi costringe a fermarmi, mi agito finché non riesco ad aprirmi un varco, perché se volevo stare fermo in coda, prendevo la macchina.

7.                 Comportamento agli incroci e alle rotatorie

Agli incroci, mi infilo dove c’è spazio libero, anche se la freccia per terra non indica la direzione dove voglio andare, perché se mi metto in coda, finisce il verde e affitto domani.

Ai semafori:

  1. se è verde, passo;
  2. se è giallo, accelero e passo;
  3. se è appena scattato il rosso, accelero di più e passo;
  4. se quello davanti a me passa col giallo o col rosso, io ho comunque diritto a passare;
  5. se dall’altra parte dell’incrocio c’è traffico e rimango bloccato in mezzo, mica è colpa mia, quindi è inutile che mi suonano;
  6. se proprio incappo in un rosso dove non si passa, mi fermo sulle strisce pedonali oppure, se è estate, sotto l’ombra di un albero anche molto prima del semaforo, comunque mai in corrispondenza della striscia di arresto, perché non me la filo proprio, e mi dedico al telefonino e/o, se sono uomo, alla pulizia del naso e/o gioco con acceleratore e frizione avanzando lentamente per tutto il tempo finché non arrivo in mezzo all’incrocio, oppure se sono donna ne approfitto per controllare e sistemare il trucco;
  7. se si avvicina un vucumprà, chiudo il finestrino e gli faccio segno di no e se insiste, vado avanti. Se invece è un lavavetri, chiudo il finestrino e gli faccio segno di no e se insiste, se sono una donna accendo il tergicristallo per impedirglielo, mentre se sono un uomo lo lascio finire il lavoro e poi non gli dò un soldo;
  8. se scatta il verde solo per quelli che girano e questi mi suonano perché sono capitato dalla parte loro, mi butto in mezzo all’incrocio e li faccio passare;
  9. quando scatta il giallo per gli altri, comincio ad avanzare, così al verde sto davanti a tutti, e se anche qualcun altro avanza, vado più avanti, e se qualcun altro avanza di più, vado ancora più avanti; se davanti a me c’è qualcuno fermo, preparo la mano sul clacson e suono nell’istante esatto in cui scatta il verde, perché o gioca col telefonino, oppure a forza di avanzare è arrivato in mezzo all’incrocio e non vede il semaforo, e se non si sveglia, gli giro intorno.

In assenza di semafori, se sono su una via grossa ho sempre la precedenza, altrimenti mi regolo come segue:

  1. se devo girare a destra vado sempre tranquillo, basta che entro piano piano, così gli altri fanno in tempo a rallentare, però se arriva un camion o un autobus, lo faccio passare;
  2. se non devo girare a destra, vedo com’è la situazione e appena posso avanzo piano piano, dando comunque strada a eventuali camion o autobus, finché qualcuno non si ferma e mi fa passare; se poi devo girare a sinistra, faccio passare prima quelli che eventualmente vengono da sinistra e girano alla loro sinistra – perché si fa così, lo facevano pure mio padre e mio nonno – e mi arrabbio con quelli che vengono da destra, svoltano alla loro sinistra e non mi fanno passare prima di loro, e magari sostengono pure di avere ragione!

Prima passa A e poi B, sempre.

In ogni caso, quando svolto, se quelli davanti a me sono lenti, li passo all’interno o all’esterno, secondo dove c’è spazio.

Nelle rotatorie si entra al volo – se no ci lasciavano l’incrocio, no? – a meno che non ci sia un camion o un autobus, allorché faccio passare prima lui.

Se un camion si allarga da una parte, se dopo averlo affiancato mi viene addosso per svoltare dalla parte opposta, non è colpa mia.

Se ho lisciato una svolta, faccio inversione a U o retromarcia finché non torno all’incrocio e posso svoltare, perché se vado dritto, chissà dov’è il prossimo incrocio dove potrò riprendere la direzione che voglio.

8.                 Sorpasso

Se devo sorpassare qualcuno, mi metto a cavallo della mezzeria appiccicato a quello davanti, per fargli capire che mi deve far passare, e poi:

  1. se dall’altra parte viene uno scooter o una bicicletta passo tranquillo, tanto sono piccoli e ci passano comunque;
  2. se viene una macchina passo, perché comunque un po’ si allarga;
  3. se viene un camion o un autobus, è meglio che passi lui per primo.

Se quello che devo sorpassare sta a sinistra, lo sorpasso a destra, tanto in città si può fare, e pure fuori città non è pericoloso.

Se sto in scooter, sorpasso.

9.                 Manovre di emergenza

Se qualcuno o qualcosa davanti a me si ferma improvvisamente o spunta dal nulla, sterzo per schivarlo e solo dopo, se proprio è necessario, freno; e se poi da dietro a quello spunta fuori un pedone, mica è colpa mia se lo prendo, è colpa di quello che si è fermato e lo ha fatto passare.

Se invece c’è un autovelox, inchiodo.

10.              Comportamento verso i pedoni

Se qualche pedone incosciente prova ad attraversare, manovro di gas e sterzo per impedirglielo, e se nonostante il mio chiaro avvertimento lui fa l’eroe e si butta in mezzo alla strada, lo schivo, e se poi modifica il passo apposta per costringermi a fermarmi, ce lo mando pure.

11.              Fermata e sosta

Parcheggio il più possibile vicino a dove devo andare, e se poi rimango nelle vicinanze, mi metto di preferenza in seconda o terza fila, così se ci sono le strisce blu gli ausiliari non mi possono multare; l’importante è lasciare spazio per il passaggio di una macchina uguale alla mia, e se poi un autobus o un camion rimane bloccato, che ne sapevo che lì ce ne passava uno?

Se ho parcheggiato in seconda o terza fila, esco quando sento un clacson ostentando tranquillità, e se quello si arrabbia, sono problemi suoi, non ha senso fare tutta quella scena per qualche secondo di attesa, e se dice che ha suonato per un quarto d’ora, esagera, saranno al massimo cinque minuti. Se il mio lavoro mi costringe a parcheggiare spesso in doppia fila, posso lasciare un cartello sul parabrezza con indicato il mio cellulare.

Se sono una donna, la mia preferenza per la seconda e la terza fila aumenta vertiginosamente, e se proprio sono costretta a parcheggiare vicino al marciapiede, entro di muso e poi faccio almeno venti manovre per cercare di mettere la macchina parallela alla strada, senza riuscirci mai del tutto.

Se devo fermarmi un attimo per far salire o scendere qualcuno (magari i bambini alla scuola media) o per scaricare o caricare qualcosa al volo o per scrivere qualche messaggino complicato, metto le quattro frecce e mi fermo anche se blocco tutto, quelli dietro per un minuto non moriranno e se suonano, sono problemi loro.

Se la macchina si ferma non metto il triangolo, se no se lo rubano, ma sulla Tangenziale Est, sulle consolari o sul Raccordo indosso sempre il gilet riflettente.

Se sono in scooter, parcheggio sul marciapiedi, perché i parcheggi riservati sono pochissimi e sempre occupati dalle macchine o dalle microcar.

12.              Rifornimento, manutenzione e revisione

Una volta alla settimana vado dal benzinaio e metto dieci Euro – vent’anni fa mettevo diecimila lire, ma era una volta al mese, tutta colpa dell’Euro! – ma se c’è sciopero dei benzinai per due giorni, faccio anche mezz’ora di fila per fare il pieno a tutti i veicoli di casa, non si sa mai.

Se sono donna, vado di preferenza al distributore con l’omino, che mi dà sempre le indicazioni su dove fermarmi, ma quando sono costretta a usare il self-service, mi fermo sempre in modo tale che il bocchettone del serbatoio si venga a trovare diametralmente all’opposto rispetto alla pistola erogatrice, e comunque provo sempre a ficcarci la pistola dentro senza muovere l’auto, anche a costo di far passare il tubo sul cofano.

Se sono moglie, faccio in modo di lasciare l’auto a mio marito un istante prima che entri in riserva.

Non faccio i tagliandi, passo dal meccanico giusto se si accende qualche spia per sapere se è importante, perché tanto quando è destino la macchina si rompe lo stesso, e a quel punto o mi tengo il pezzo rotto, o se proprio la macchina non cammina più, la faccio aggiustare e alla fine spendo molto meno.

Se sono donna, fingo per mesi di non far caso alle spie e mi rivolgo al meccanico solo quando la macchina è morta del tutto.

Sulle macchine ci sono così tanti fari e luci, che anche se se ne fulmina qualcuna, le altre sono più che sufficienti, per cui non serve controllarle.

Se una ruota fa rumori strani oppure il cerchio sbatte a terra nelle buche, devo gonfiarla, e se continua a sgonfiarsi, tocca portarla dal gommista.

I tergicristalli si cambiano quando la gommina si sbriciola o si stacca dal braccio. L’acqua nel lavavetri indica che la macchina è nuova.

Se compro una moto o un T-Max, smonto subito il catalizzatore e lo scarico di serie e metto uno scarico aftermarket senza dB-killer e una bella centralina rimappata, così il motore respira meglio e la guida si fa più gustosa.

La revisione non serve a niente, se non per spillare un altro po’ di soldi alla gente. Per fortuna che ho un meccanico amico, che gli do il libretto e con cento Euro mi rimedia il bollino della revisione fatta, così mi risparmio la seccatura di lasciare la macchina e il rischio di dover spendere soldi su freni e gomme perché non passano la verifica. E se ho una moto, mi risparmio pure la fatica di rimettere lo scarico di serie – e comunque anche senza catalizzatore la revisione la passa lo stesso, mi è già capitato.

13.              Comportamento verso le Forze dell’Ordine

Se vedo una pattuglia di quelle che fermano, rallento oppure mi appiccico a quello che mi sta davanti e faccio il vago, e se la strada è a più corsie, mi butto su quella di sinistra, se no mi fermano, e se sto in moto o in T-Max, le passo davanti con un filo di gas, se no sentono che non ho il dB-killer – che poi tanto non mi direbbero niente lo stesso, ma hai visto mai – e riapro il gas a distanza di sicurezza.

Quando sento una sirena, accosto da qualche parte per farla passare e poi cerco di sfruttare la sua scia almeno per fregare il posto in coda a qualcuno davanti a me. Se questo avviene quando sono fermo al semaforo, cerco di accostare, e se non c’è spazio, passo col rosso per evitare di bloccare il mezzo in emergenza, e se c’è qualcuno fermo davanti a me, gli suono per farlo passare col rosso e mi accodo a lui.

Se un’auto dei vigili o dei carabinieri o della polizia davanti a me va piano piano, mi accodo e non la sorpasso.

Se da dietro arriva un’auto della polizia o dei carabinieri, la faccio passare anche a sirena spenta.

14.              Infrazioni

Poliziotti e Carabinieri fanno multe ingiuste e per regole sconosciute o che comunque nessuno rispetta mai.

I vigili fino a poco tempo fa multavano solo per divieto di sosta, svolta vietata, semaforo rosso e corsia preferenziale, e solo quando gli rodeva e per fare cassa. Oggi oltre a questo fanno pure le multe con gli autovelox, perché in questo caso è al sindaco che gli rode.

Gli ausiliari sono bastardi a prescindere, perché si nascondono per poi fare le multe a tradimento; e infatti si vergognano di essere ausiliari.

15.              Comportamento in caso di incidente

Nella mia traiettoria ho sempre ragione e se qualche rincoglionito mi viene addosso o non mi fa passare e mi costringe a sbattergli contro, non è colpa mia, è lui che non mi aveva visto e faceva una manovra sbagliata o stava dove non doveva. Comunque scendo e comincio subito a mettere bene in chiaro ad alta voce che ho ragione io.

Se quell’altro è onesto e mi dà ragione, gli faccio firmare subito il CID, ma se si mette a fare il furbo perché vuole avere ragione lui, non firmo niente e gli faccio scrivere dal mio amico avvocato bravo che sa come mettere le cose nella denuncia per dimostrare che ho ragione io e mi fa mettere un po’ di testimoni.

Se sono donna, comunque non firmo né faccio firmare niente, poi pensa mio marito a tutto.

Il preventivo me lo faccio fare gonfiato dal carrozziere amico mio, perché le assicurazioni sono ladre e pagano meno di quanto dovrebbero.

Nel conto dei danni metto pure tutti i bozzi che c’erano prima dell’incidente, almeno quelli sullo stesso lato.

La macchina non la faccio aggiustare da uno di quei carrozzieri convenzionati con le assicurazioni, perché non mi fido e perché il carrozziere amico mio rimedia i pezzi allo sfascio e me la ripara a nero, così mi rimangono pure un po’ di soldi in tasca.

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Un pensiero su “Il Codice della strada de noantri”

  1. Dopo aver Letto:

    L’arte della sicurezza in moto

    &

    Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta

    non Potevo resistere a leggere:

    Il Codice della strada de noantri

    Essendo uno scooterista romano non posso che affermare (dopo la seconda birra):

    M I T I C O ! ! !

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